Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 8 Luglio 2010

Deliberazione della Giunta regionale 31 maggio 2010, n.984

Deliberazione della Giunta Regionale Lombardia 31/5/2010, n. 984: "Determinazioni in ordine alla sperimentazione di interventi a tutela della maternità e a favore della natalità".

(BUR 7/6/2010 n. 23)

La Giunta regionale

Visto l’art. 2, comma 4, lett. b) dello Statuto d’autonomia della Regione Lombardia in base al quale la Regione tutela la famiglia, come riconosciuta dalla Costituzione, con adeguate politiche sociali, economiche e fiscali, avendo particolare riguardo ai figli, alla funzione educativa e alla cura delle persone anziane;

Vista la L.R. 12 marzo 2008, n. 3 «Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario» che identifica la rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie quale insieme integrato dei servizi, delle prestazioni, anche di sostegno economico, e delle strutture territoriali, domiciliari, diurne, semiresidenziali e residenziali ed in particolare:

• l’art. 2 che individua tra i principi fondamentali della L.R. n. 3/2008 quello relativo al «riconoscimento, valorizzazione e sostegno del ruolo della famiglia, quale nucleo fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la cura della persona»;

• gli artt. 4 e 5 L.R. n. 3/2008 che attribuiscono alle unità di offerta la funzione di aiutare e sostenere la famiglia, con particolare riferimento alle problematiche relazionali e genitoriali, alla prevenzione dell’interruzione della gravidanza, anche mediante ’attivazione di legami di solidarietà tra famiglie e gruppi social e con azioni di sostegno economico;

• l’art. 11, comma 1, lettera w) che attribuisce alla Regione la promozione e il sostegno della sperimentazione di servizi e nterventi;

Vista la L.R. 6 dicembre 1999, n. 23 «Politiche regionali per la famiglia» che prevede, tra le proprie finalità, la realizzazione di un’organica ed integrata politica di sostegno al nucleo familiare favorendo la formazione e lo sviluppo delle famiglie, mediante la rimozione degli ostacoli che si presentano nelle diverse fasi della vita familiare ed in particolare l’art. 2 che promuove nterventi volti a prevenire e rimuovere le difficoltà economiche e sociali secondo il disposto dell’art. 4 della legge 22 maggio 1978, n. 194 «Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza» che possano indurre la madre all’interruzione della gravidanza;

Richiamate

• la Delib.C.R. n. VIII/257 del 26 ottobre 2006 con cui è stato approvato il «Piano Socio Sanitario 2007-2009»;

• la Delib.G.R. n. 9/27 del 18 maggio 2010 «presa d’atto della comunicazione del Presidente in ordine al programma di Governo per la IX legislatura» ed in particolare il paragrafo sul welfare, dell’allegato a), che evidenzia l’impegno di Regione Lombardia a riconoscere la valenza pubblica della genitorialità, attraverso iniziative di sostegno, servizi, facilità di accesso e agevolazioni;

• la Delib.G.R. n. 8/11138 del 3 febbraio 2010 «Determinazioni in ordine alle linee guida sperimentali per la collaborazione fra consultori familiari accreditati e dipartimenti materno infantili ospedalieri»;

Dato atto che l’attuale fase di crisi economica determina condizioni di forte instabilità sociale, in particolar modo per le donne e le famiglie che, in condizioni di incertezza e precarietà avorativa ed economica, scelgono di procrastinare la maternità anche attraverso il ricorso all’interruzione di gravidanza, come risulta dai dati in possesso dell’Osservatorio regionale sull’Esclusione sociale;

Rilevato che un aiuto fondamentale per evitare l’interruzione volontaria di gravidanza è dato dalla realizzazione di progetti personalizzati e dalla collaborazione tra unità di offerta pubbliche e private e la rete del volontariato da sempre attivo, con ruolo fondamentale nell’aiuto concreto al sostegno delle madri in difficoltà economiche;

Considerato che sul territorio regionale esiste un’ampia rete di servizi e interventi resi dagli enti non profit che ha necessità di essere riconosciuta nel proprio ruolo di attore compartecipe di azioni positive e buone prassi in merito al sostegno della natalità;

Ritenuto opportuno istituire un elenco regionale dei servizi, denominati Centri di Aiuto alla Vita, di cui al precedente punto, che abbiano i requisiti di cui all’allegato b) «Requisiti per l’iscrizione all’elenco regionale dei Centri di Aiuto alla Vita (CAV)»;

Ritenuto altresì, al fine di promuovere una fattiva collaborazione tra i consultori familiari pubblici e privati accreditati ed i Centri di Aiuto alla Vita, che saranno iscritti nell’elenco regionale,

di integrare le linee guida sperimentali di cui alla citata Delib.G.R. n. 8/11138 del 2010;

Esaminate le «Linee guida sperimentali per la collaborazione tra i consultori familiari pubblici e privati accreditati ed i Centri di Aiuto alla Vita» di cui all’allegato a), parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;

Dato atto che, da parte dei Consultori accreditati e dei Centri di Aiuto alla Vita emerge la necessità di promuovere forme, anche innovative, di interventi e servizi per le madri che, gravate dalle difficoltà economiche, scelgono comunque di non ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza;

Ritenuto di sperimentare, per l’anno 2010, interventi regionali a tutela della maternità e a favore della natalità, volti a fornire sostegno sociale ed economico alle madri in gravidanza che, in situazione di difficoltà economiche, scelgono comunque di non ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza;

Ritenuto altresì di sostenere la realizzazione degli interventi, di cui al punto precedente attraverso l’istituzione sperimentale di uno specifico fondo denominato «Fondo Nasko»;

Valutati la definizione e criteri di erogazione del «Fondo Nasko», come analiticamente specificato nell’allegato c), parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;

Ritenuto, per la realizzazione del progetto, di avvalersi della collaborazione dei Consultori familiari pubblici e privati accreditati e dei Centri di Aiuto alla Vita, iscritti all’istituendo elenco di cui al citato allegato b), che si faranno carico della formulazione e realizzazione dei progetti di aiuto personalizzato alle madri in difficoltà economica che hanno scelto comunque di non interrompere la gravidanza;

Ritenuto

• di sostenere la realizzazione della sperimentazione degli interventi regionali a tutela della maternità e a favore della natalità, con la somma complessiva di € 5.000.000,00 a valere sulle disponibilità dell’U.P.B 5.2.2.2.91 Capitolo 5109 del bilancio regionale, per € 1.000.000,00 sull’esercizio finanziario 2010 e per € 4.000.000,00 sull’esercizio finanziario 2011;

• di rinviare a successivi atti della Direzione Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, l’attuazione del presente provvedimento;

• di disporre la pubblicazione del presente atto sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia e sul sito internet della Regione Lombardia per la consultazione;

Dato atto che il presente provvedimento è propedeutico all’attuazione di sperimentazione di interventi a tutela della maternità e a favore della natalità e che i provvedimenti attuativi della misura verranno adeguatamente comunicati ai tavoli di cui alla L.R. n. 3/2008;

Visto il secondo provvedimento organizzativo della IX legislatura del 26 maggio 2010;

All’unanimità dei voti espressi nelle forme di legge

Delibera

Per quanto in premessa esplicitato:

1. di sperimentare per l’anno 2010 interventi regionali a tutela della maternità e a favore della natalità volti a sostenere socialmente ed economicamente le madri in gravidanza che, trovandosi in difficoltà sociali ed economiche, scelgono comunque di non ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza;

2. di approvare le «Linee guida sperimentali per la collaborazione tra i consultori familiari pubblici e privati accreditati ed Centri di Aiuto alla Vita» di cui all’allegato a), parte integrante e sostanziale del presente provvedimento, quale integrazione delle linee guida di cui alla Delib.G.R. n. 8/11138 del 2010 (2);

3. di istituire l’elenco regionale dei servizi, denominati Centri di Aiuto alla Vita, che abbiano i requisiti di cui all’allegato b) parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;

4. di istituire sperimentalmente, per la realizzazione degli interventi uno specifico fondo denominato «Fondo Nasko»;

5. di stabilire la definizione e i criteri di erogazione del «Fondo Nasko», come dettagliato all’allegato c), parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;

6. di sostenere la realizzazione della sperimentazione degli interventi regionali a tutela della maternità e a favore della natalità, con la somma complessiva di € 5.000.000,00 a valere sulle disponibilità dell’U.P.B 5.2.2.2.91 Capitolo 5109 del bilancio regionale, per € 1.000.000,00 sull’esercizio finanziario 2010 e per € 4.000.000,00 sull’esercizio finanziario 2011;

7. di demandare a successivi atti della Direzione Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, l’attuazione del presente provvedimento»;

8. di disporre la pubblicazione del presente atto sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia e sul sito internet della Regione Lombardia per la consultazione.

Allegato A
Linee guida sperimentali per la collaborazione tra i consultori familiari pubblici e privati accreditati ed i centri di aiuto alla vita

Le presenti linee guida sperimentali sono da intendersi integrative alla Delib.G.R. n. 8/11138 del 3 febbraio 2010, e precisamente a quanto già definito al punto «percorso IVG nei consultori familiari». In particolare, confermando quanto definito in merito all’espletamento del colloquio, si sottolinea l’importanza che durante l’intervento siano in messe in campo tutte le capacità professionali per la decodificazione della motivazione all’interruzione volontaria della gravidanza e per la rimozione delle problematiche che la causano.

Le linee succitate definiscono che il colloquio ha, tra l’altro, l’obiettivo di proporre progetti reali e risposte adeguate a ciò di cui la donna ha effettivamente bisogno, con l’obiettivo di sostenerla sia durante la gravidanza che dopo il parto. Viene altresì sottolineato che gli Enti locali e le organizzazioni del terzo settore restano i soggetti di riferimento per l’attivazione dei benefici previsti dalla normativa vigente come l’erogazione di sussidi, l’inserimento in comunità, il reperimento di soluzioni abitative e/o lavorative.

Al fine di promuovere la natalità e di rimuovere le cause che possono indurre la donna a richiedere l’interruzione della gravidanza, i Consultori pubblici e privati accreditati devono avviare opportune collaborazioni per realizzare le dovute sinergie tra tutti gli enti coinvolti ed in particolare con i Centri di Aiuto alla Vita iscritti nello specifico elenco regionale.

In presenza di richiesta di interruzione volontaria di gravidanza, accertata entro il 90° giorno, in cui siano presenti anche motivazioni di ordine economico che possano mettere in serio pericolo la salute fisica o psichica della donna, l’operatore del consultorio metterà in contatto la donna stessa con il Centro di Aiuto alla Vita iscritto nell’elenco regionale, più vicino alla sede consultoriale presso cui la donna si è rivolta.

Le strutture/servizi ospedalieri, che ricevono la donna per l’intervento e gli esami pre ricovero, in presenza di certificazione sanitaria per Interruzione Volontaria di Gravidanza rilasciata dal medico curante (e quindi non da consultorio familiare pubblico o privato accreditato) con motivazione di ordine prevalentemente economico, al fine di consentire alla donna una valutazione delle opportunità e risorse di aiuto per la prosecuzione della gravidanza, segnalano alla donna la presenza del Centro Aiuto alla Vita più vicino alla sua residenza.

Il Centro di Aiuto alla Vita, dopo aver accolto la donna, presenterà i possibili interventi, anche di carattere economico, erogabili o dal CAV stesso o in sinergia con gli enti locali e le atre organizzazione del terzo settore presenti sul territorio.

Il Centro di Aiuto alla Vita e il Consultorio familiare accreditato pubblico o privato scelto dalla donna stenderanno di seguito un progetto personalizzato, che sarà sottoscritto anche dalla donna, nel quale siano descritti i diversi interventi attivati e da attivare non solo per il periodo di gravidanza e puerperio, ma anche più a lungo termine con l’obiettivo di aiutare la mamma, il bambino e la famiglia ad acquisire un adeguato livello di autonomia e di stabilità affettiva e relazionale.

Allegato B
Requisiti per l’iscrizione all’elenco regionale dei centri di aiuto alla VITA (CAV)

L’elenco regionale dei Centri di Aiuto alla Vita ha la finalità di mettere a disposizione delle persone, delle famiglie, degli enti locali e degli enti non profit, nonché delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, informazioni sulle opportunità, presenti nei diversi contesti territoriali, per la promozione della vita ed il sostegno della natalità.

L’elenco offrirà inoltre la possibilità di individuare il servizio CAV più vicino al proprio territorio con cui attivare collaborazioni e sinergie.

Ai fini della formulazione dell’elenco, si individuano di seguito i requisiti minimi che dovranno possedere gli enti non profit che intendono richiedere l’iscrizione all’elenco regionale.

Requisiti soggettivi dell’ente non profit

• Essere iscritto in uno degli appositi registri regionali o provinciali (es. registro associazioni di solidarietà familiare, registro delle associazioni di volontariato ecc.);

• presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento e di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato;

• operare sul territorio lombardo;

• esclusione di qualsiasi attività lucrativa.

Requisiti tecnico organizzativi del CAV

• Essere operativo da almeno 2 anni;

• garantire l’accessibilità al servizio per 5 giorni alla settimana;

• garantire l’attività di almeno 5 volontari;

• disporre di una sede operativa che presenti uno spazio di accoglienza, che garantisca la privacy dell’utente, dotata di telefono, fax e collegamento internet.

Allegato C
Fondo Nasko e criteri di erogazione

Finalità

Il fondo regionale NASKO è finalizzato al sostegno economico di interventi a tutela della maternità ed a favore della natalità. Si colloca all’interno di una più ampia gamma di servizi ed interventi che, alla madre in difficoltà economica che ha comunque scelto per la vita, che sono garantiti dalla complessiva rete delle unità d’offerta pubbliche e private non profit.

Beneficiari

Beneficiari del fondo nasko sono le madri che, in presenza di una proposta di progetto personalizzato di aiuti economici e sociali, recedono dalla scelta di interrompere volontariamente la gravidanza.

Modalità di erogazione

Il sostegno economico, erogato nell’ambito del progetto di aiuto personalizzato, ammonta a € 4.500 per ogni madre.

L’importo di € 4.500 verrà erogato, attraverso un sostegno mensile di € 250, per un massimo 18 mesi, suddivisi tra il periodo precedente il parto ed il periodo successivo alla nascita del bambino.

L’erogazione mensile sarà sospesa in caso di mancato rispetto, da parte della madre, degli impegni concordati nel «progetto di aiuto personalizzato» o nel caso di risoluzione delle cause che hanno determinato il progetto.

Criteri per l’erogazione del beneficio

– Residenza in Regione Lombardia;

– certificazione sanitaria, rilasciata dal consultorio che attesti una gravidanza entro il 90° giorno;

– erogazione vincolata all’effettiva partecipazione, da parte della madre, al progetto di aiuto concordato tra il Consultorio familiare pubblico o privato accreditato e il Centro di Aiuto alla Vita iscritto nell’elenco regionale;

– verifica che la gravidanza comporti un effettivo disagio economico per la madre.

Modalità di utilizzo

Il sostegno economico sarà utilizzabile per l’acquisto di beni e servizi per la madre e il bambino.

Modalità di gestione

L’erogazione alla madre avverrà attraverso l’attivazione di una piattaforma regionale web, ad accesso riservato ai consultori familiari pubblici e privati accreditati e ai CAV iscritti all’elenco regionale che segnaleranno i nominati delle donne beneficiarie del sostegno.

Contenuti del progetto personalizzato

Il progetto personalizzato dovrà essere formulato a partire dai bisogni effettivi, contingenti e futuri, della donna e del bambino, pertanto non potrà che essere un progetto dinamico sviluppato nell’ottica del prendersi cura piuttosto che dell’assistere.

Il progetto iniziale, dovrà perciò essere via via integrato alla luce dell’evoluzione della gravidanza, degli eventi personali, lavorativi, economici della donna, delle caratteristiche del neonato e del contesto ambientale di vita.

L’acquisizione dell’autonomia da parte della donna e della famiglia è tra gli obiettivi primari dell’intervento regionale di sostegno alla natalità e pertanto si dovrà prevedere una presa in carico della madre e del bambino che vada oltre il tempo di erogazione del contributo economico. In tal senso saranno da prendere in considerazione, per una loro attivazione precoce, tutti gli interventi che consentano alla donna di inserirsi nel mondo del lavoro (es. utilizzo della Dote formazione e Dote lavoro ecc.) di avere una adeguata abitazione (es. fondo affitti) e che garantiscano al bambino una crescita armonica (es. assistenza al puerperio, accesso ai servizi per la prima infanzia ecc.). Pertanto il progetto dovrà avere un suo sviluppo naturale oltre i dodici mesi di attivazione del fondo.

Controlli

Ai fini di una buona riuscita dell’iniziativa regionale di interventi a tutela della maternità ed a favore della natalità, la regione effettuerà controlli sul corretto utilizzo del fondo NASKO, del sostegno economico erogato alla donna, nonché della effettiva formulazione ed attuazione dei progetti di aiuto personalizzato.

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