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    Parere 23 giugno 2017

    Parere del CNB dedicato al rapporto tra immigrazione e salute

    Data: 23 giugno 2017
    Autore:
    Comitato Nazionale per la Bioetica
    Argomento:
    Assistenza e beneficenza, Immigrazione
    Nazione:
    Italia
    Parole chiave:
    Salute, Immigrazione, Immigrati, Differenze, Diritto alla salute, Interculturalità, Centri di accoglienza, Servizi sanitari, Comitato Nazionale di Bioetica
    File PDF: 6887-parere-23-giugno-2017.pdf

    "Il parere (...) è dedicato al rapporto tra immigrazione e salute. Attingendo a una serie di dati circostanziati, da quelli di carattere epidemiologico a quelli sul numero degli sbarchi sulle coste italiane, il parere richiama innanzitutto l‟attenzione sull‟emergenza che sta mettendo a dura prova la sostenibilità, non solo finanziaria, delle varie misure lodevolmente
    approntate negli ultimi anni dall‟Italia per gestire il flusso migratorio, dalle fasi del salvataggio in mare e della prima assistenza all‟accoglienza diffusa nei vari comuni del Paese. Il fenomeno non viene però qui considerato solo in quest‟ottica, di natura più emergenziale: vi è infatti anche un‟immigrazione che oramai si è radicata ed è divenuta permanente, prova ne sia che gli stranieri residenti in Italia sono oltre 5 milioni e nel corso del 2015 ben 178.000 sono diventati cittadini italiani.
    (...)
    Il focus del parere può essere individuato nella tutela della “salute”, principio scolpito nell‟identità costituzionale italiana come diritto sociale, ossia come bene della persona e della collettività, da garantire, nel suo contenuto essenziale e senza discriminazioni, a chiunque si trovi sul territorio nazionale, indipendentemente dal fatto che le persone siano giunte nel nostro paese in modo regolare o meno, che siano irregolari, profughi, richiedenti asilo o cosiddetti migranti economici.
    (...)
    Tra le varie raccomandazioni finali,
    - si richiama la responsabilità della comunità internazionale sul fenomeno dell‟immigrazione e sulle cause che ne sono all‟origine, invitando nel contempo a condividere lo straordinario impegno, profuso negli ultimi anni in modo esemplare dall‟Italia, per salvare innumerevoli vite umane e garantire il rispetto del diritto alla salute come diritto umano fondamentale e universale;
    - si evidenziano le criticità sollevate da un‟applicazione molto disomogenea dell‟Accordo Stato – Regioni del 20.12.2012 (paragrafo 2), proponendo quindi di rafforzare il ruolo di coordinamento e di indirizzo del Ministero della Salute;
    - si propone di sviluppare celermente adeguate modalità di contabilizzazione e rendicontazione delle spese effettivamente sostenute dal SSN per la salute della popolazione immigrata irregolare;
    - si propone di istituire un dividendo sulle risorse degli stati maggiormente industrializzati, da versare su un fondo istituzionale destinato ai paesi più poveri;
    - si chiede che venga introdotto nel nostro ordinamento il reato di tortura e che esso sia sanzionato adeguatamente: ciò per contrastare le esperienze drammatiche, alle quali sono sottoposti i migranti e in particolare le donne - detenzioni arbitrarie, trattamenti disumani, ripetute violenze sessuali, prostituzione sotto ricatto - esperienze che possono aver luogo anche nel territorio italiano (per esempio ad opera degli scafisti nelle acque territoriali italiane);
    - si suggerisce di allestire forme di accoglienza specifiche per le donne che hanno subito ripetutamente violenza nel corso del viaggio di arrivo in Italia;
    - si consiglia di rafforzare l‟impegno a favore dell‟educazione sanitaria, anche potenziando le funzioni di alcuni servizi, come i consultori familiari e i servizi di salute mentale;
    - si raccomanda un progressivo aumento delle competenze interculturali degli operatori del SSN e un‟adeguata valorizzazione, all‟interno dei percorsi formativi universitari rivolti ai futuri medici e professionisti della salute, delle Medical Humanities e di studi e ricerche riguardanti la relazione terapeutica in una prospettiva interculturale;
    - si invitano i relativi Ordini professionali ad aggiornare i propri codici deontologici, con espliciti riferimenti al dovere da parte del professionista di tenere conto delle differenti identità culturali di appartenenza dei pazienti."

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