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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Notizie • 12 Dicembre 2008

Citt del Vaticano: Discorso del Papa Benedetto XVI in occasione del 60 Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo: I diritti umani sono fragili se non si fondano in Dio creatore” (10 dicembre 2008)


Città del Vaticano – Benedetto XVI al termine del Concerto nel 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “I diritti dell’uomo sono ultimamente fondati in Dio creatore, il quale ha dato ad ognuno l’intelligenza e la libertà. Se si prescinde da questa solida base etica, i diritti umani rimangono fragili perché privi di solido fondamento”

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo “costituisce ancora oggi un altissimo punto di riferimento del dialogo interculturale sulla libertà e sui diritti dell’uomo. La dignità di ogni uomo è garantita veramente soltanto quando tutti i suoi diritti fondamentali vengono riconosciuti, tutelati e promossi”. Lo ha ribadito il Santo Padre Benedetto XVI al termine del Concerto promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nel 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che si è svolto nell’Aula Paolo VI nel pomeriggio di mercoledì 10 dicembre.

“La dignità di ogni uomo è garantita veramente soltanto quando tutti i suoi diritti fondamentali” – ha detto il Papa al termine del Concerto – “vengono riconosciuti, tutelati e promossi”.
“Da sempre” – ha proseguito il Pontefice – “la Chiesa ribadisce che i diritti fondamentali, al di là della differente formulazione e del diverso peso che possono rivestire nell’ambito delle varie culture, sono un dato universale, perché insito nella stessa natura dell’uomo. La legge naturale, scritta da Dio nella coscienza umana, è un denominatore comune a tutti gli uomini e a tutti i popoli; è una guida universale che tutti possono conoscere e sulla base della quale tutti possono intendersi”.
“I diritti dell’uomo sono, pertanto, ultimamente fondati in Dio creatore, il quale ha dato ad ognuno l’intelligenza e la libertà. Se si prescinde da questa solida base etica, i diritti umani rimangono fragili perché privi di solido fondamento”.

“La celebrazione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione costituisce pertanto un’occasione per verificare in quale misura gli ideali, accettati dalla maggior parte della comunità delle Nazioni nel 1948, siano oggi rispettati nelle diverse legislazioni nazionali e, più ancora, nella coscienza degli individui e delle collettività”.
“Indubbiamente un lungo cammino è stato già percorso, ma ne resta ancora un lungo tratto da completare: centinaia di milioni di nostri fratelli e sorelle vedono tuttora minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza; non sempre rispettata l’uguaglianza tra tutti né la dignità di ciascuno, mentre nuove barriere sono innalzate per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni politiche o ad altre convinzioni”.
“Non cessi, pertanto” – ha concluso il Pontefice – “il comune impegno a promuovere e meglio definire i diritti dell’uomo, e si intensifichi lo sforzo per garantirne il rispetto”.

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Prima del concerto, nell’Aula Paolo VI si è svolto un solenne Atto celebrativo promosso e organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per commemorare il 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Il Card. Renato R. Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, introducendo il solenne Atto celebrativo, ha messo in evidenza che “in tema di diritti umani, esiste una lunga tradizione cattolica. Questo itinerario storico della tradizione cristiana dei diritti umani non è stato certamente un itinerario pacifico. Ci sono state, infatti, da parte del Magistero anche molte riserve e condanne di fronte all’affermarsi dei diritti dell’uomo nel solco della Rivoluzione francese; ma tali riserve, ripetutamente manifestate dai Pontefici, specialmente nel XIX secolo, erano dovute al fatto che tali diritti venivano proposti e affermati contro la libertà della Chiesa, in una prospettiva ispirata dal liberalismo e dal laicismo… Nella visione cattolica una corretta interpretazione ed un’efficace tutela dei diritti dipendono da un’antropologia che abbraccia la totalità delle dimensioni costitutive della persona umana. La dignità umana, che è uguale in ogni persona, è, pertanto, la ragione ultima per cui i diritti possono essere rivendicati per sé e per gli altri con maggior forza. Tutti gli esseri umani possono legittimamente rivendicarli anzitutto perché sono figli di uno stesso ed unico Padre, non già in ragione della loro appartenenza etnica, razziale e culturale. L’insieme dei diritti dell’uomo deve corrispondere, pertanto, alla sostanza della dignità della persona. Essi devono riferirsi alla soddisfazione dei suoi bisogni essenziali, all’esercizio delle sue libertà, alle sue relazioni con le altre persone e con Dio”.

In seguito è intervenuto il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, che ha ricordato: “nel momento in cui veniva adottata, la Dichiarazione Universale esprimeva il primato della libertà contro l’oppressione, dell’unità della famiglia umana rispetto alle divisioni ideologiche e politiche, come pure alle differenze di razza, di sesso, di lingua e di religione. Si voleva difendere la persona dall’idolatria dello Stato che i totalitarismi avevano addirittura divinizzato”. L’insieme dei diritti e delle facoltà della persona che la Dichiarazione propone, di fatto ne esalta la libertà e l’appartenenza alla famiglia umana. “Non siamo di fronte solo ad una proclamazione – ha proseguito il Cardinale -, ma piuttosto ad una nuova considerazione e collocazione della dignità umana da parte della Comunità internazionale e delle diverse Comunità politiche che la animano, fino ad allora poco inclini ad ammettere la persona come protagonista.
A sessant’anni dal 10 dicembre 1948, “non sembra più possibile garantire i diritti se si trascura la loro indivisibilità e non si abbandona la convinzione che la tutela dei diritti civili e politici passa per un ‘non fare’ degli apparati istituzionali, mentre l’impegno per quelli economici, sociali e culturali è da considerare solo programmatico”.

Soffermandosi in particolare sul diritto alla libertà religiosa, il Card. Bertone ha ricordato che “oggetto di quel diritto non è il contenuto intrinseco di una determinata fede religiosa, ma l’immunità da ogni coercizione”. “È un dato di tutta evidenza che il fatto religioso abbia un’influenza diretta nello svolgersi della vita interna degli Stati e di quella della Comunità internazionale. Questo nonostante si percepiscano sempre di più indicazioni e tendenze che sembrano voler escludere la religione e i diritti ad essa connessi dalla possibilità di concorrere alla costruzione dell’ordine sociale, pur nel pieno rispetto del pluralismo che contraddistingue le società contemporanee. La libertà religiosa rischia di essere confusa con la sola libertà di culto o comunque interpretata come elemento appartenente alla sfera privata e sempre più sostituita da un imprecisato ‘diritto alla tolleranza’. E questo ignorando che la libertà religiosa quale diritto fondamentale segna il superamento della tolleranza religiosa”.

Nella parte conclusiva del suo discorso, il Segretario di Stato ha ribadito che “è sempre più difficile prevedere una tutela dei diritti, efficace e universale, senza un collegamento a quella legge naturale che feconda i diritti medesimi ed è l’antitesi di quel degrado che in tante nostre società ha interesse a mettere in discussione l’etica della vita e della procreazione, del matrimonio e della vita familiare, come pure dell’educazione e della formazione delle giovani generazioni, introducendo unicamente una visione individualistica su cui arbitrariamente costruire nuovi diritti non meglio precisati nel contenuto e nella logica giuridica… Solo una visione debole dei diritti umani può ritenere che l’essere umano sia la risultante dei suoi diritti, non riconoscendo che i diritti restano uno strumento creato dall’uomo per dare piena realizzazione alla sua dignità innata”.

(Fonte: Vatican Information Service e Agenzia Fides 11/12/2008)

:: Il testo integrale del discorso del Santo Padre

:: Il testo degli interventi del Card. Renato R. Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ad introduzione dell’Atto celebrativo, e del Segretario di Stato, Card. Tarcisio Bertone


Argomenti: Benedetto XVI