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Notizie • 10 Luglio 2009

Roma: Firmato il Documento Comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia (30 giugno 2009)

E’ stato firmato a Roma presso la sede della Conferenza Episcopale Italiana il Documento comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia.
La firma è stata apposta da S.Em.za Card. Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), e dalla Pastora Anna Maffei, Presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI).
Preparato da una Commissione congiunta di esperti della CEI e dell’UCEBI e approvato dalle Assemblee Generali dei due organismi, il Documento si rivolge alle coppie miste cattoliche e battiste che si preparano al matrimonio, per aiutarle nel cammino di preparazione e nella vita coniugale e familiare, nella consapevolezza dei loro diritti e doveri e del rapporto di comunione che li lega alla rispettiva Chiesa di appartenenza. È indirizzato anche alle comunità locali, in particolare ai parroci e ai pastori, responsabili delle comunità stesse, perché sappiano accompagnare, con rispetto e chiarezza, le scelte dei futuri coniugi.

“Il Documento comune costituisce un passo concreto nel cammino ecumenico fra la Chiesa cattolica e le Chiese battiste in Italia, in un campo particolarmente delicato e atto ad aprire la strada a ulteriori sviluppi” spiega S.Em.za Angelo Bagnasco, Presidente della CEI.
La Pastora Anna Maffei, Presidente dell’UCEBI, aggiunge: “Se crediamo che il movimento verso una maggiore fraternità fra le chiese cristiane sia un dono dello Spirito, esso deve avere risvolti pratici nella vita dei credenti. Il documento che è stato predisposto è uno strumento affinché la differenza confessionale fra coniugi cattolici e battisti possa essere vissuta nel rispetto delle diverse sensibilità di fede con il sostegno e non con l’ostilità delle rispettive comunità. Questa attenzione pastorale, spesso già presente, è oggi resa possibile anche ufficialmente e di questo siamo molto contenti”.

Il Documento comune, elaborato sulla falsariga dell’analogo Testo comune sottoscritto nel 1997 dalla CEI e dalla Tavola Valdese per i matrimoni fra cattolici e valdesi-metodisti, offre indicazioni articolate circa la rispettiva dottrina sul matrimonio ed è suddiviso in quattro parti.
La prima parte presenta ciò che i cristiani possono dire insieme sul matrimonio dal punto di vista teologico, malgrado le differenze e divergenze confessionali tuttora presenti. Non si tratta di un’esposizione completa della dottrina matrimoniale delle due Chiese: ci si limita a dire l’essenziale per fondare un’indicazione sul modo cristiano di vivere il matrimonio e per impostare in prospettiva ecumenica un discorso comune, per quanto possibile, sulla pastorale dei matrimoni interconfessionali.
Nella seconda parte vengono indicati i più significativi punti teologici di divergenza nel modo di intendere il matrimonio fra cattolici e battisti, la loro incidenza sulla comunione coniugale, il loro riflesso sulla disciplina dei matrimoni interconfessionali, circa la celebrazione nuziale e così via.
La terza parte, di indole pastorale, offre agli sposi, alle loro famiglie e ai ministri delle due comunità religiose indicazioni e orientamenti circa la preparazione, la celebrazione e la pastorale dei matrimoniinterconfessionali. Nella quarta parte si presentano in dettaglio i vari aspetti pratici dei diversi momenti relativi alla preparazione, alla celebrazione e agli effetti di tali matrimoni.

Conferenza Episcopale Italiana
Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia

Il percorso che ha condotto al Documento comune

 

La volontà delle Chiese battiste di accedere a un’intesa per i
matrimoni con i cattolici è di vecchia data. Risale, infatti, al 16 giugno 1997,
al momento della firma del Testo comune
per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in
Italia
da parte del Card. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza
Episcopale Italiana (CEI), dell’Ing. Gianni Rostan, Moderatore della Tavola
Valdese, e del pastore Valdo Benecchi, Presidente dell’Opera per le Chiese
metodiste in Italia. Visti i rapporti di reciproco riconoscimento esistenti fra
le Chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia, fu chiesto al Card. Ruini se
era possibile estendere anche alle Chiese battiste italiane il contenuto del Testo comune. La risposta fu molto
limpida e nello stesso tempo attenta alle diversità teologiche ed
ecclesiologiche comunque presenti fra le Chiese battiste da una parte, e
metodiste e valdesi dall’altra: se le Chiese battiste possono convenire
interamente sulle affermazioni teologiche ed ecclesiologiche presenti nel Testo comune, la firma può essere
apposta anche subito. Se invece esistono riserve o comunque visioni diverse su
alcune posizioni teologiche ed ecclesiologiche, è bene preparare un nuovo
testo, che tenga conto delle convinzioni presenti nelle Chiese battiste.

L’Unione Cristiana Evangelica Battista
d’Italia (UCEBI) ha così avuto il tempo per riflettere sulla materia, ha
nominato una Commissione di studio, composta dal past. Domenico Tomasetto
(coordinatore), dal past. Franco Scaramuccia, dal past. Massimo Aprile e dal past.
Italo Benedetti (membri), per preparare un proprio Documento sul matrimonio (DM) che, discusso in prima istanza
nell’ambito del Collegio Pastorale Battista, è stato poi presentato in
Assemblea Generale dell’UCEBI, che l’ha approvato con Atto 32/AG/2004.

In seguito a questa approvazione, la
Presidente dell’UCEBI, past. Anna Maffei, scriveva all’allora Presidente della
CEI, Card. Camillo Ruini, in data 11 gennaio 2005, chiedendo di poter
addivenire a un accordo sui matrimoni interconfessionali fra nubendi
appartenenti alla Chiesa cattolica e alla Chiese battiste italiane, parallelo a
quello intervenuto fra la stessa Conferenza episcopale e la Tavola Valdese. La
risposta del Presidente della CEI, con lettera del 21 marzo 2005, mentre
esprimeva la disponibilità della CEI a una intesa simile a quella conclusa con
la Tavola Valdese, comunicava che la Commissione Episcopale per l’ecumenismo e
il dialogo, alla quale è delegato il rapporto con le altre comunità cristiane,
era scaduta per termini regolamentari e si doveva aspettare la nomina della
nuova Commissione da parte dell’Assemblea Generale della CEI.

Avuta notizia dell’avvenuta nomina della
nuova Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, presieduta da S.E.
Mons. Vincenzo Paglia, la Presidente dell’UCEBI, in data 6 settembre 2005,
scriveva a Mons. Paglia per avviare i colloqui fra le due commissioni per
arrivare a una bozza di un testo comune. Nel frattempo il Comitato Esecutivo
dell’UCEBI nominava una Commissione di lavoro, composta dal past. Domenico
Tomasetto (coordinatore), dal past. Massimo Aprile, dalla past. Lidia Maggi, dal
past. Martin Ibarra y Perez e dal past. Franco Scaramuccia, scomparso nel 2007
(membri). Nel contempo, il Consiglio Episcopale Permanente della CEI nominava
la propria Commissione, composta da S.E. Mons. Vincenzo Paglia (presidente), da
S.E. Mons. Francesco Coccopalmerio (durante i lavori è stato nominato
Presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi e non sostituito), da
mons. Domenico Falco, dal Prof. Giorgio Feliciani, da don Angelo Maffeis e da
mons. Mauro Rivella (membri).

I lavori congiunti delle due Commissioni
sono iniziati presso la sede della CEI il 12 maggio 2006. In quella occasione,
oltre a momenti di fraternità, di reciproca conoscenza e di primo scambio di
informazioni, si è convenuto che il lavoro da fare avrebbe seguito le procedure
già sperimentate per l’accordo fra la CEI e la Tavola Valdese e che il testo
del nuovo Documento, con le opportune variazioni, avrebbe assunto come
riferimento il Testo comune, già
approvato dall’Assemblea Generale della CEI e dal Sinodo Valdese. Nello stesso
tempo si è convenuto che i successivi incontri si sarebbero tenuti in sedi
alterne, fino alla redazione di una bozza che le due Commissioni avrebbero
presentato ai rispettivi organi istituzionali.

La Commissione congiunta, dando inizio ai
lavori con la nomina a co-presidenti di S.E. Mons. Vincenzo Paglia e del past.
Domenico Tomasetto, ha esplicitato i motivi di fondo che spingono all’intesa:
da una parte, la necessità di sgombrare la materia da problematiche determinate
da lunghi periodi di divisione fra le Chiese cristiane che hanno portato a
incomprensioni, tensioni e possibili conflitti fra i nubendi (talora anche solo
a livello di coscienza personale o del vissuto psicologico), fra le loro
famiglie e le rispettive Chiese di appartenenza, spesso risolti con grave
disagio di uno o dell’altro coniuge. In questo senso, ci si è impegnati a
sottolineare la comprensione comune del matrimonio celebrato in una Chiesa
cristiana, a precisare la portata delle convergenze, a chiarire e appianare le
divergenze fra le rispettive comprensioni del matrimonio, senza per questo
modificare le relative discipline. Nello stesso tempo, si è inteso far emergere
da una parte le responsabilità cui i nubendi vanno incontro, e dall’altra le
responsabilità che le Chiese devono assumersi nel preparare la coppia al
matrimonio.

Si è anche cercato di far emergere e
valorizzare sino in fondo l’incidenza dei matrimoni interconfessionali sul
percorso ecumenico, quali occasioni per un ripensamento e una spinta nel
processo ecumenico dei singoli e delle rispettive comunità di fede.

La Commissione congiunta ha inoltre
espresso la comune persuasione che l’unione delle persone e la comunione di
vita nel matrimonio sono più agevolmente assicurate quando i due coniugi
condividono la stessa fede. Si è tuttavia concordemente riconosciuto che i
matrimoni interconfessionali presentano anche aspetti positivi, sia per
elementi di intrinseco valore, sia per l’apporto che possono dare al percorso
ecumenico dei singoli e delle rispettive comunità di fede di appartenenza.

Per questi motivi, le due delegazioni
hanno concordemente espresso il parere che il matrimonio interconfessionale
possa essere un luogo importante del cammino ecumenico, anche perché sostenuto
dalla grazia divina, donata ai coniugi nel matrimonio stesso. In questa
prospettiva da parte battista ci si è richiamati al n. 33 del Documento sul Matrimonio, che recita:
“Le Chiese aventi parte nell’UCEBI … per potenziare e rendere ancor più
visibile quello spirito ecumenico che le anima, auspicano che si pervenga al
riconoscimento reciproco delle forme di certificazione delle singole liturgie
delle diverse Chiese cristiane.”

Contestualmente a queste prime
fondamentali osservazioni, è stato tuttavia rilevato che la retta impostazione
del cammino ecumenico nel seno della famiglia non può essere realizzata dalla
sola buona volontà degli sposi. Essi hanno bisogno del sostegno pastorale delle
rispettive comunità, sia nella fase di preparazione che nel corso della vita
coniugale. Ciò esige che le due comunità di fede di appartenenza dei coniugi
siano pronte a dare la loro collaborazione congiunta alla coppia nella sua
vicenda matrimoniale.

In tale prospettiva, è stato espresso il
convincimento che detta collaborazione potrebbe essere facilitata da una linea
di comportamento che, approvata dagli organi responsabili a livello italiano
delle rispettive comunità religiose, favorisca un’intesa nell’indirizzo
pastorale dei matrimoni interconfessionali a livello locale da parte delle Diocesi
cattoliche e delle Chiese battiste.

Le indicazioni del Documento comune sono state approvate dalle
rispettive Assemblee Generali: per l’UCEBI, la 40a Assemblea
Generale, tenuta a Bellaria dal 12 al 15 giugno 2008; per la CEI, la 59a
Assemblea Generale, tenuta a Roma dal 25 al 29 maggio 2009. I competenti organi
delle due confessioni daranno opportune disposizioni per l’attuazione del
Documento comune nei rispettivi ordinamenti.

(Fonte: www.chiesacattolica.it)
:: Il testo completo del Documento

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