“Secondo la tradizione italiana, è garantito a tutti l’accesso gratuito alle chiese aperte al culto, perché ne risalti la primaria e costitutiva destinazione alla preghiera liturgica e individuale”.
Così si apre la Nota approvata dal Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana il 31 gennaio 2012, che precisa inoltre come “tale principio debba essere mantenuto anche in presenza di flussi turistici rilevanti, consentendo l’accesso gratuito nelle chiese nelle fasce orarie tradizionali, salvo casi eccezionali a giudizio dell’Ordinario diocesano”.
L’adozione di un biglietto d’ingresso a pagamento è, dunque, “ammissibile soltanto per la visita turistica di parti del complesso (cripta, tesoro, battistero autonomo, campanile, chiostro, singola cappella, ecc.), chiaramente distinte dall’edificio principale della chiesa, che deve rimanere a disposizione per la preghiera”.
Tranne che in casi eccezionali, riconosciuti come tali dalla autorità diocesana, qualunque pretesa di imporre un ticket di ingresso a una o più determinate chiese, è evidentemente contraria a quell’‘accesso gratuito alle chiese aperte al culto” che la Nota del Consiglio permanente della CEI intende tutelare. Si tratta dunque di un comportamento, che, oltre a essere ben poco rispettoso delle autorevoli indicazioni provenienti da quest’ultimo, si rivela in una qualche misura lesivo di una prerogativa delle persone e incompatibile con i doveri delle comunità cristiane. Queste, infatti, vengono impegnate dalla stessa Nota ad accogliere “nelle chiese come ospiti graditi tutti coloro che desiderano entrarvi per pregare, per sostare in silenzio, per ammirare le opere d’arte”.
La Nota ha anche cura di precisare che in qualunque situazione deve essere garantito l’accesso gratuito, oltre che ai residenti nel territorio comunale, a quanti desiderano entrare per pregare. E, sotto questo profilo, merita osservare che non appare accettabile la soluzione di relegare gli stessi in una piccola cappella, talvolta raggiungibile attraverso un itinerario tortuoso.
Qualora si rinunci alla imposizione del ticket, come reperire le risorse necessarie ad assicurare l’apertura delle chiese nel rispetto delle esigenze di custodia e sicurezza?
In Italia vi sono circa 95.000 chiese e almeno 85.000 di esse sono sottoposte alla tutela prevista dalla legislazione statale. Ebbene, dalla recentissima e accurata rilevazione promossa dalla presidenza della CEI, risulta che solo 59 di esse prevedono il ticket e che tra queste solo 45 sono di proprietà ecclesiastica. Ne risulta che per la stragrande maggioranza delle chiese, anche di se di notevole interesse storico e artistico talvolta persino superiore a quella di non poche chiese che esigono il ticket, non si avverte la necessità di ricorrere a questa forma di finanziamento.
Per rispondere alla domanda è dunque opportuno rifarsi alla loro esperienza, a cui discretamente accenna la Nota quando avverte che “un biglietto di ingresso a pagamento è ammissibile soltanto per la visita turistica di parti del complesso (…) chiaramente distinte dall’edificio principale della Chiesa”, come ad es. singole cappelle, la cripta o il campanile. Ma potrebbe anche efficacemente contribuire la promozione di forme di volontariato.
Come conciliare le aspettative dei turisti con il carattere sacro del luogo?
Al riguardo è di fondamentale importanza l’avvertenza della Nota che richiede ai turisti “l’osservanza di alcune regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile di comportamento e soprattutto il più rigoroso rispetto del silenzio, in modo da facilitare il clima di preghiera”. Una avvertenza già di per sé sufficiente a sconsigliare l’adozione del ticket dal momento che il turista che lo paga è facilmente indotto a considerare l’edificio in cui entra più come museo che come “casa di preghiera”.
È invece essenziale che il turista riceva un tipo di accoglienza (la Nota parla di ospitalità) che non solo gli offra per quanto possibile una informazione di natura storica e artistica, ma gli consenta, come in altra occasione ha rilevato la CEI, “la comprensione dei valori sottesi al culto di quel luogo, che sono anche testimonianza della vita e della storia della Chiesa”. Si tratta dunque della missione evangelizzatrice della Chiesa stessa poiché, come ha osservato il Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, “per molti turisti tali visite costituiscono spesso una occasione unica per conoscere la fede cristiana”.