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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Notizie • 21 Giugno 2007

Torino: L’ospedale Molinette di Torino sigla un protocollo d’intesa con 16 rappresentanti delle 8 fedi maggiormente presenti sul territorio italiano per il servizio di assistenza religiosa (20 giugno 2007)

L’ospedale Molinette di Torino apre le porte a tutte le fedi religiose.
L’ospedale è il luogo dove si cura il corpo malato, ma è anche il luogo dove la persona, resa più fragile dalle precarie condizioni di salute, ha più bisogno di supporto umano e, in molti casi religioso. È questo il pensiero che sottende il “Progetto culture e religione” dell’ospedale Molinette di Torino, che aprirà le porte ai ministri di culto di quelle fedi che abbiano almeno 30 mila adepti nel nostro paese. A questo scopo il direttore generale delle Molinette, Giuseppe Galanzino, ha siglato il 19 giugno un protocollo d’intesa con 16 rappresentanti delle 8 fedi maggiormente presenti sul territorio italiano: protestanti di varie denominazioni, ortodossi, ebrei, Testimoni di Geova, musulmani, induisti, buddisti e scientologisti.
Il progetto – unico nel suo genere in Italia – da una parte vuole offrire un supporto spirituale agli utenti dell’ospedale e ai malati, dall’altra intende individuare i comportamenti da assumere in caso di morte di persone non cattoliche. Nel corso dell’incontro di ieri tutti i rappresentanti religiosi si sono dichiarati d’accordo ad escludere nell’esercizio della cappellania ospedaliera ogni forma di proselitismo o di propaganda della propria organizzazione. Il via operativo è previsto per settembre e permetterà di reperire in ogni momento i religiosi da affiancare ai malati che ne facciano richiesta: potranno varcare le porte dei reparti – anche oltre l’orario di visita – per portare conforto, o per fornire un aiuto sul fronte delle prescrizioni alimentari o delle precauzioni medico-chirurgiche da rispettare.
“Sono sempre più numerosi i pazienti che richiedono un’assistenza spirituale diversa da quella che
può offrire la cappellania cattolica. Il fenomeno è in gran parte legato all’immigrazione – ha spiegato Giuseppe Platone, pastore della chiesa valdese di Torino presente all’incontro di ieri -. L’obiettivo principale è quello di fornire ai pazienti un elenco dei vari referenti delle maggiori fedi religiose presenti sul territorio. Il che significa una maggiore attenzione nei confronti dei pazienti considerati non solo come corpi da curare, ma anche come persone portatrici di diverse civiltà, culture, credenze”.
(Fonte: NEV n. 25 del 20 giugno 2007 )

Visite e assistenza ai malati di ogni confessione (MARCO ACCOSSATO)

Per don Gianpaolo Pauletto, cappellano in ospedale, è «una riscoperta dello spirito, un passo verso l’umanizzazione della medicina». Per il pastore valdese Giuseppe Platone, «la dimostrazione che le religioni hanno imparato a stare una accanto all’altra senza sgomitare». Per l’imam Nour Eddine Bahi «l’iniziativa ha un significato di vera pace, che conferma la libertà religiosa in Italia e aiuta al dialogo tra le fedi e tra le persone».

L’ospedale Molinette apre le porte all’ecumenismo. Ministri di tutte le fedi potranno assistere, dal prossimo ottobre, i malati non cattolici durante il ricovero, nella fase finale di una malattia, e oltre, benedire i defunti in spazi appositamente destinati nelle camere mortuarie. L’iniziativa è stata annunciata ieri dal direttore generale del principale ospedale piemontese, Giuseppe Galanzino, e dai rappresentanti delle confessioni più diffuse, quelle con almeno 30 mila adepti nel nostro Paese: dopo l’estate potranno varcare le porte dei reparti – anche oltre l’orario di visita – per portare conforto, ma anche per fornire un aiuto sul fronte delle prescrizioni alimentari o delle precauzioni medico-chirurgiche da rispettare.

Ortodossi romeni, del patriarcato di Mosca, romeni di vecchio calendario; protestanti della chiesa cristiana evangelica battista, evangelica valdese, cristiana avventista del settimo giorno, assemblee di Dio, pentecostali; ebrei; testimoni di Geova, musulmani, induisti, buddhisti, e membri della chiesa di Scientology. «Negli ultimi anni – spiega il dottor Galanzino – la percentuale dei ricoverati di origine straniera è passata dal 2,6 al 3,1 per cento». Per questo, aggiunge la dottoressa Lia Di Marco, responsabile dell’Urp, «ci è sembrato opportuno dare a tutti i pazienti la possibilità e il giusto diritto di ottenere anche in ospedale un conforto dai propri rappresentanti religiosi».

Il progetto è sperimentale, sull’onda di una delibera di giunta che ha istituito nel 2006 un tavolo delle religioni. «Il cardine di tutto il progetto – concludono alle Molinette – è mantenere al centro delle cure l’uomo, senza distinzioni, né di abitudini né di fede».
(Fonte: La stampa, 20 giugno 2007)

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