Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Sentenza 26 luglio 1993, n.358

La prevista sostituzione, per i reati militari commessi da militari,
della reclusione comune con quella militare, pur essendo il frutto di
una scelta discrezionale – dal momento che non sussiste un obbligo
costituzionale di sottoporre a pena militare la commissione di un
reato militare – e in se’ non irragionevole, da’ luogo a manifesta
incongruenza quando sia applicata nei confronti del soggetto che
rifiuti di prestare il servizio di leva per motivi di coscienza.
Infatti, poiche’ lo scopo primario della reclusione militare e’ quella
del recupero del condannato al servizio alle armi appare,
innanzitutto, contraddittorio basare sull’adduzione di giustificati
motivi di coscienza un trattamento punitivo per il rifiuto del
servizio militare all’esito del quale si prevede l’esonero dal
servizio e, al tempo stesso, far consistere quel trattamento in
modalita’ volte al recupero del soggetto al servizio militare; in
secondo luogo, l’applicazione nei confronti dell’obiettore per motivi
di coscienza, di un trattamento punitivo – qual’e’ la reclusione
militare – volto al recupero del soggetto alle armi, potrebbe farlo
incorrere in altri reati connessi al rifiuto del servizio dando luogo
a quella “spirale delle condanne” negatrice di ogni valore collegato
alla finalita’ rieducativa della pena. Deve essere pertanto dichiarata
la illegittimita’ costituzionale dell’art. 27 c.p.m.p., nella parte in
cui consente che la conversione della pena della reclusione comune in
quella militare possa avvenire in relazione alla sanzione penale
comminata per il reato previsto dall’art. 8, comma secondo, l. 15
dicembre 1972 n. 772.