Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

Olir

Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 30 Marzo 2005

Delibera 19 luglio 1989, n.56

Conferenza Episcopale Italiana, Delibera n. 56 del 19 luglio 1989: "Comunione eucaristica" (1).

(da "Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana" n. 7/1989)

La Santa Comunione può essere distribuita anche deponendo la particola sulla mano dei fedeli, in conformità alle norme emanate dalla Santa Sede ed alle istruzioni date dalla C.E.I.

(1)Istruzione sulla Comunione eucaristica

Fate questo in memoria di me
l. Il Signore Gesù, il giorno prima di morire, prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli e disse: “Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi”.
2. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice del vino, rese grazie, lo diede ai discepoli e disse: “Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna Alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me” [nota n.1: Cfr. Messale Romano, Preghiere eucaristiche].
3. Lo stesso Signore, risorto da morte, apparso ai due discepoli sulla via di Emmaus, la sera di quel medesimo giorno nel quale aveva vinto la morte, dopo aver spiegato loro tutte le Scritture che lo riguardavano, si fece riconoscere da loro nello spezzare il pane (cfr Lc 24, 13 35) [ nota n. 2: Cfr. Messale Romano, ed. italiana 1983, Preghiera eucaristica V; Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.), Documento pastorale, Eucaristia, comunione e comunità, 23.5.1983, Cap. I].
4. Da allora, la Chiesa, fedele al suo Signore, si ritrova ogni primo giorno dopo il sabato, per celebrare la memoria della sua Pasqua di morte e di resurrezione, e per offrire al Padre il sacrificio di Cristo, fino al suo ritorno, secondo l’esempio e il precetto ricevuto. E’ l’ottavo giorno, il giorno del Signore [nota n. 3: Cfr. Concilio Vaticano II, Costituzione sulla Sacra Liturgia. Sacrosantum Concilium, n. 106; Messale Romano, Norme per l’Anno liturgico e il Calendario, nn. 3 4; C.E.I., Documento pastorale, Eucaristia, comunione e comunità, 22.5.1983, n. 75; Nota pastorale, Il giorno del Signore, 15.7.1984, n. 11].
5. Nel ricordo della sua carità, e riunita nel suo Spirito, la Chiesa continua a spezzare il pane della condivisione per le necessità dei fratelli. In quel giorno più che in qualunque altro, partecipando alla Messa, il cristiano cerca di fare della sua vita un dono, un sacrificio spirituale gradito a Dio a imitazione di Colui che nel suo sacrificio ha offerto la propria vita al Padre e per tutti ha dato il proprio Corpo e ha versato il proprio sangue [nota n. 4: Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera ai Vescovi sul mistero e il culto dell’Eucaristia, Dominicae Cenae, 24.2.1980, n. 9; CEI, Documento pastorale, Eucaristia comunione e comunità, 22.5.1983, n. 16; Nota pastorale, Il giorno del Signore, 15.7.1984, nn. 9 12].
6. La Chiesa, ben conoscendo il tesoro che le è stato affidato, istruita dallo Spirito Santo, sente al tempo stesso l’urgenza di inculcare l’amore più profondo a questo “Sacramento mirabile” e il dovere di difenderne e di garantirne il rispetto, secondo le parole dell’Apostolo: “chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11, 29) [nota n. 5: Cfr. Sacra Congregazione dei Riti, Istruzione, Eucharisticum mysterium, 25.5.1967, n. l; Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, Istruzione, Inaestimabile donum, 3.4.1980, n. 1l; C.E.I., Documento pastorale, Eucaristia, comunione e comunità, 22.5.1983, nn. 97 102].
7. Proprio per favorire la piena, attiva e consapevole partecipazione al mistero eucaristico [nota n. 6: Cfr. Concilio Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium n. 14; Messale Romano, Principi e norme, n. 3] richiamiamo all’attenzione delle nostre comunità alcuni punti utili a orientare la catechesi, ad accrescere la devozione, e a indirizzare la pratica eucaristica nelle nostre Chiese particolari e nei singoli fedeli.

Perché il segno sia “vero”
8. “Cristo è presente ed agisce per virtù dello Spirito Santo nei sacramenti e, in modo singolare ed eminente, nel Sacrificio della Messa sotto le specie eucaristiche, anche quando sono conservate nel tabernacolo al di fuori della celebrazione per la comunione soprattutto dei malati e l’adorazione dei fedeli” [nota n. 7: Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica nel XXV Anniversario della costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium, n. 7]. La comunione al suo Corpo e al suo Sangue raggiunge la sua massima significazione quando avviene durante la celebrazione stessa. E’ qui infatti che l’intrinseca relazione del convito eucaristico al sacrificio di Cristo appare nella massima evidenza [nota n. 8: Cfr Sacra Congregazione dei Riti , Istruzione, Eucharisticum mysterium, 25.5.1967, n. 3 e g e n. 31; Messale Romano, Principi e norme, n. 56 h; C.I.C. can. 918]. Per questa ragione la Chiesa ammette anche una seconda volta alla mensa eucaristica coloro che, pur essendosi già accostati una volta nello stesso giorno alla Comunione, partecipano ad un’altra Messa [nota n. 9: Cfr CIC.,917; Messale Romano, 2ª ed. italiana 1983, Precisazioni, n. 9, p. L].
9. “Poiché la celebrazione eucaristica è un Convito pasquale”, è importante che tutti i gesti in essa compiuti corrispondano con la verità del segno alla natura del mistero:
“Si desidera vivamente”, perciò, “che i fedeli ricevano il Corpo del Signore con ostie consacrate nella stessa messa, e nei casi previsti, facciano la comunione anche al Calice” [nota n. 10: Messale Romano, Principi e norme, nn. 56 e 56 h; 2ª ed. italiana 1983, Precisazioni, n. 10, p. L].
Anche il Viatico a cui ricordiamo che sono tenuti per precetto tutti i fedeli si riceva, se possibile, durante la Messa, sotto le due specie, segno speciale della partecipazione al mistero della morte del Signore e del suo passaggio al Padre [nota n. 11: Cfr . Sacramento dell’Unzione e cura pastorale degli infermi, ed. italiana 1974, n. 26; C.I.C., can 921 e can. 922].

Disposizioni per ricevere la Comunione eucaristica
10. Perché la Comunione eucaristica produca in noi i suoi frutti di salvezza, e non si traduca invece nella nostra condanna (1 Cor 11, 27 29), essenziali sono le nostre disposizioni, prime tra tutte la fede nella presenza reale del Signore sotto le specie eucaristiche e lo stato di grazia. Perciò la Chiesa prescrive che “nessuno, consapevole di essere in peccato mortale, per quanto si creda contrito, si accosti alla santa Eucarestia senza premettere la confessione sacramentale” [nota n. 12: Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico, ed. italiana 1979, n. 23; C.I.C., can. 916]. Solo qualora vi sia grave ed urgente necessità, il fedele che non abbia disponibilità di un confessore può accostarsi al Sacramento eucaristico, premettendo un atto di contrizione perfetta che include il proposito di confessarsi quanto prima [nota n. 13: Ibidem].
11. Fin dai tempi più antichi la Chiesa ha fatto precedere la comunione eucaristica dalla pratica ascetica del digiuno.
Pur avendo attenuato il precedente rigore, la Chiesa prescrive anche oggi di astenersi da qualunque cibo e bevanda che non sia la semplice acqua o una medicina per almeno un’ora prima della Comunione.
Ne sono dispensati i malati, gli anziani e coloro che li assistono [nota n. 14: Cfr C.I.C., can. 919].

I ministri della Comunione
12. “E’ compito soprattutto del sacerdote e del diacono amministrare la santa Comunione”.
Il ministero della distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo, che è uno dei gesti fondamentali della struttura rituale dell’Eucaristia (prese rese grazie spezzò diede), compete infatti come ministero ordinario, solo a chi partecipa ai gradi del sacramento dell’Ordine [nota n. 15: Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico, ed. italiana 1979, n. 17, Cfr Sacra Congregazione dei Riti, Istruzione, Eucharisticum mysterium, 25.5.1967, n. 31; C.I.C., can. 910].
Anche all’accolito debitamente istituito e ad altri ministri straordinari dell’Eucaristia, religiosi e laici preparati, può essere concessa la facoltà di distribuire la comunione in casi di particolare necessità: in assenza del sacerdote e del diacono, o quando c’è un gran numero di fedeli [nota n. 16: Cfr Ibidem; Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, Istruzione Inaestimabile donum, 3.4.1980, n. 10]. Particolare valore va riconosciuto al loro servizio di carità attraverso il quale l’Eucaristia domenicale dall’altare della celebrazione giunge a quanti, impediti dalla malattia o dall’età, rimarrebbero altrimenti privi del conforto del Sacramento [nota n. 17: Cfr Pontificale Romano, Istituzione dei ministeri…. ed. italiana 29.9.1980, C.E.I., Introduzione, IV, p. 14; C.E.I., Documento pastorale, Eucaristia, comunione e comunità, 22.5.1983, n. 80; Nota pastorale, Il giorno del Signore, 15.7.1984, n. 14].

Il modo di distribuire e di ricevere la Comunione
13. “La santa Comunione esprime con maggior pienezza la sua forma di segno, se viene fatto sotto le due specie. Risulta infatti più evidente il segno del banchetto eucaristico” e la rispondenza del rito liturgico al comando del Signore [nota n. 18: Cfr Messale Romano, principi e norme, n. 240].
Per questa ragione la Chiesa consente di dare la comunione sotto entrambe le specie in occasione di ogni “celebrazione particolarmente espressiva del senso della comunità cristiana”, nel rispetto delle norme vigenti [nota n. 19: Ibidem, n. 242 e ed. italiana 1983, Precisazioni, n. 10, p. L].
14. La Chiesa ha sempre riservato grande attenzione e riverenza all’Eucaristia, anche nel modo di avvicinarsi alla mensa e ricevere la Comunione. Particolarmente appropriato appare oggi l’uso di accedere processionalmente all’altare ricevendo in piedi, con un gesto di riverenza, le specie eucaristiche, professando con l’ “Amen” la fede nella presenza sacramentale di Cristo [nota n. 20: Cfr Messale Romano, Principi e norme, n. 56 i, 117; 224 c, 246 b, 247 b; Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, Istruzione, Inaestimabile donum, 3.4.1980, n. 11].
15. Accanto all’uso della Comunione sulla lingua, la Chiesa permette di dare l’Eucaristia deponendola sulle mani dei fedeli protese entrambe verso il ministro, ad accogliere con riverenza e rispetto il Corpo di Cristo. I fedeli sono liberi di scegliere tra i due modi ammessi. Chi la riceverà sulle mani la porterà alla bocca davanti al ministro o appena spostandosi di lato per consentire al fedele che segue di avanzare [nota n. 21: Cfr Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 1979, n. 21; Congregazione per il Culto Divino, Notificazione sulla Comunione nella mano, 3.4.1985, nn. 3 4 7].
Se la comunione viene data per intinzione, sarà consentita soltanto nel primo modo.
16. In ogni caso è il ministro a dare l’Ostia consacrata e a porgere il calice. Non è consentito ai fedeli di prendere con le proprie mani il pane consacrato direttamente dalla patena, di intingerlo nel calice del vino, di passare le specie eucaristiche da una mano all’altra [nota n. 22: Cfr sopra note 15 e 16; Sacra Congregazione per i sacramenti e il Culto Divino, Istruzione, Inaestimabile donum, 3.4.1980, n. 9].
17. Chiunque si sarà accostato alla Comunione eucaristica renda poi grazie in cuor suo e nell’assemblea dei fratelli al Padre che gliene ha concesso il dono, sostando per un congruo tempo in adorazione del Signore Gesù ed in intenso colloquio con Lui.
Confortato dalla grazia divina il fedele si apra così alla missione di testimonianza e di carità tra i fratelli, perché l’Eucaristia, con la forza dello Spirito, continui nella vita di ogni giorno a lode della gloria di Dio Padre (cfr Ef 1, 14) [nota n. 23: Cfr Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 1979, n. 25; Giovanni Paolo II, Lettera ai Vescovi sul mistero e il culto dell’Eucaristia, Dominicae Cenae, 24.2.1980. n. 6; C.E.I. Documento pastorale, Eucaristia, comunione e comunità, 22.5.1983, nn.. 54 55; Nota pastorale, Il giorno del Signore, 15.7.1984, nn. 13 14].

Indicazioni particolari per la comunione sulla mano
l. La Conferenza Episcopale Italiana, avvalendosi della concessione prevista dal “Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico”, con delibera della XXXI Assemblea Generale (14 19 maggio 1989), dopo la richiesta “recognitio” della Santa Sede, concessa con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti in data 14 luglio 1989, n. CD 311/89, ha stabilito, mediante decreto dell’E.mo Presidente Card. Ugo Poletti, n. 571/89 del 19 luglio 1989, che nelle diocesi italiane si possa distribuire la Comunione anche ponendola sulla mano dei fedeli.
2. Il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la particola sulla lingua rimane del tutto conveniente e i fedeli potranno scegliere tra l’uno e l’altro modo.
3. Prima di introdurre la possibilità di ricevere la Comunione sulla mano, dovrà essere fatta una congrua catechesi, che illustri i vari punti della presente Istruzione e in particolare il significato della nuova prassi [nota n. 24: Alcuni testi patristici:
S. Ambrogio (339 397): “Non senza ragione tu dici ‘Amen’ riconoscendo nel tuo intimo che ricevi il Corpo di Cristo. Quando ti presenti per riceverlo, il Vescovo ti dice: ‘Il Corpo di Cristo’ e tu rispondi: ‘Amen’, cioè ‘è vero’; il tuo animo custodisca ciò che la tua lingua riconosce”; “De Sacramentis”, 4; 25.
S. Cirillo di Gerusalemme (315 386): “Quando ti avvicini, non avanzare con le palme delle mani distese, né con le dita disgiunte; invece, fai della tua mano sinistra un trono per la tua mano destra, poiché questa deve ricevere il Re e, nel cavo della mani, ricevi il corpo di Cristo, dicendo “Amen”. Santifica dunque accuratamente i tuoi occhi mediante il contatto con il corpo santo, poi prendilo e fai attenzione a non perderne nulla. Ciò che tu dovessi perdere, infatti, è come se perdessi una delle tue membra. Se ti dessero delle pagliuzze d’oro, non le prenderesti con la massima cura, facendo attenzione a non per¬derne nulla e a non danneggiarle? Non farai dunque assai più attenzione per qualcosa che è ben più prezioso dell’oro e delle pietre preziose, in modo da non perderne neppure una briciola?
Dopo esserti comunicato al corpo di Cristo, avvicinati anche al calice del suo sangue. Non distendere le tue mani, ma inchinato, e con un gesto di adorazione e rispetto, dicendo, “Amen”, santifica te stesso prendendo anche il sangue di Cristo. E mentre le tue labbra sono ancora umide, sfiorale con le tue mani, e santifica i tuoi occhi, la tua fronte e gli altri tuoi sensi. Poi, aspettando l’orazione rendi grazie a Dio che ti ha stimato degno di così grandi misteri”; Catechesi mistagogiche, 5, 21 22.
S. Giovanni Crisostomo (350 407): “Dimmi, andresti con mani non lavate all’Eucaristia? Penso di no. Preferiresti piuttosto di non andarci, anziché andare con mani sporche. In questa piccola cosa sei attento, e poi osi andare a ricever l’Eucaristia con l’anima impura? Ora con le mani tieni il Corpo del Signore solo per breve tempo, mentre nell’animo vi rimane per sempre”; in un altro passo sottolinea: “La più grande dignità di chi riceve con la mano il Corpo del Signore rispetto agli stessi Serafini”; Omelia sulla lettera agli Efesini, 3,4 e 6,3.
Teodoro di Mopsuestia (+ 428): “Allora ciascuno si avvicina, con lo sguardo abbassato e le mani tese”. Guardando in basso, il fedele esprime, mediante l’adorazione, una specie di debito di convenienza; in certo qual modo, egli confessa di ricevere il corpo del Re, di colui che divenne Signore di tutto mediante l’unione con la natura divina, ed è egualmente adorato a titolo del Signore da tutta la creazione. E per il fatto che le sue mani sono entrambe tese, egli riconosce veramente la grandezza del dono che sta per ricevere. “Si stende la mano destra per ricevere l’oblazione donata; ma sotto di essa si mette la mano sinistra”, mostrando così una grande riverenza…
“Il pontefice dunque, dando l’oblazione, dice: Il corpo di Cristo”: mediante queste parole, egli ti insegna a non guardare ciò che appare, ma a rappresentarti nel cuore ciò che è diventato quanto era stato presentato e che, per la venuta dello Spirito, è il corpo di Cristo… “Per questo, infatti, dopo di lui tu dici: ‘Amen’ ”. Mediante la tua risposta, tu confermi la parola del pontefice e contrassegni la parola di colui che dà. “E lo stesso si fa per prendere il calice”…
Ma dopo aver preso l’oblazione, giustamente tu farai salire a Dio, da te stesso, azione di grazie e benedizione”, in modo da non essere ingrato per questo dono divino; “e rimarrai, in modo da assolvere con tutti il debito di azione di grazie e di benedizione secondo la legge della Chiesa”, perché è giusto che tutti coloro che si sono nutriti di questo cibo spirituale rendano assieme, in comune, azione di grazie a Dio per questo dono; Catechesi XVI, 27 29].
4. Il fedele che desidera ricevere la Comunione sulla mano presenta al ministro entrambe le mani, una sull’altra (la sinistra sopra la destra) e mentre riceve con rispetto e devozione il Corpo di Cristo risponde "Amen” facendo un leggero inchino.
Quindi, davanti al ministro, o appena spostato di lato per consentire a colui che segue di avanzare, porta alla bocca l’ostia consacrata prendendola con le dita dal palmo della mano. Ciascuno faccia attenzione di non lasciare cadere nessun frammento. Le ostie siano confezionate in maniera tale da facilitare questa precauzione.
5. Si raccomandi a tutti, in particolare ai bambini e agli adolescenti, la pulizia delle mani e la compostezza dei gesti, anch’essi segno esterno della fede e della venerazione interiore verso l’Eucaristia.
6. Dopo l’introduzione della nuova forma per qualche domenica laici preparati, sotto la guida del sacerdote, vigilino con delicatezza e discrezione perché la distribuzione avvenga in modo corretto e degno.
7. La possibilità della comunione sulla mano sarà introdotta nelle nostre Chiese a partire dalla Domenica prima di Avvento, 3 dicembre 1989, al fine di consentire la summenzionata previa catechesi.