Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 18 Febbraio 2007

Risoluzione 13 febbraio 2007

Parlamento europeo. Risoluzione 13 febbraio 2007: “Ruolo delle donne nella vita sociale, economica e politica della Turchia”.

Il Parlamento europeo,

– vista la comunicazione della Commissione dell’8 novembre 2006 dal titolo:”Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2006-2007″ (COM(2006)0649), con particolare riferimento alla relazione intermedia sulla Turchia ivi contenuta;

– vista la comunicazione della Commissione del 9 novembre 2005 dal titolo: “Documento di strategia del 2005 sull’ampliamento” (COM(2005)0561),

– vista la sua risoluzione del 27 settembre 2006 sui progressi compiuti dalla Turchia in vista dell’adesione,

– vista la sua risoluzione del 6 luglio 2005 sul ruolo delle donne nella vita sociale, economica e politica della Turchia,

– vista la decisione del Consiglio europeo del 17 dicembre 2004 di avviare i negoziati con la Turchia per l’adesione all’Unione europea il 3 ottobre 2005,

– visto l’acquis comunitario nel settore dei diritti della donna e dell’uguaglianza di genere,

– vista la raccomandazione Rec (2003)3 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, del 12 marzo 2003, agli Stati membri riguardo a una partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini al processo decisionale politico e pubblico,

– vista la Convenzione n. 177 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sul lavoro a domicilio del 1996,

– vista la relazione “Donne e Occupazione” del comitato consultivo misto UE-Turchia del Comitato economico e sociale europeo, elaborata a Kayseri (Turchia) il 14 luglio 2006,

– vista la relazione della Commissione parlamentare turca sui delitti “d’onore” e “tradizionali” e la violenza contro le donne e i bambini del 2006,

– vista la sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, del 10 novembre 2005, relativa alle norme vigenti in Turchia sull’utilizzo del copricapo islamico presso gli istituti di insegnamento superiore,

– visti la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW) del 1979 e il suo protocollo supplementare del 1999, che sono parte integrante del diritto internazionale e cui la Turchia aderisce rispettivamente dal 1985 e dal 2002, e visto l’articolo 90 della Costituzione turca, ai sensi del quale il diritto internazionale prevale sul diritto nazionale,

– visto l’articolo 45 del suo regolamento,

– vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere (A6-0003/2007),

A. considerando che il recepimento dell’acquis comunitario è obbligatorio per i paesi candidati all’adesione all’Unione europea e che i diritti delle donne e la parità di genere rientrano nell’acquis comunitario,

B. considerando che la relazione sui progressi compiuti dalla Turchia in vista dell’adesione, figurante nel summenzionato Documento di strategia del 9 novembre 2005 individua in particolare, per quanto concerne la situazione delle donne, i seguenti fattori di preoccupazione principali: violenza nei confronti delle donne, in particolare violenza domestica e reati commessi in nome dell’onore; un elevato tasso di analfabetismo; un basso livello di presenza femminile in Parlamento e negli organi rappresentativi locali, nonché una scarsa partecipazione delle donne e la prevalente discriminazione sul mercato del lavoro, visto che l’indipendenza economica riveste è di cruciale importanza per la loro emancipazione e dovrebbe dunque rivestire un particolare interesse per la società turca,

C. considerando che, nella sua relazione del 2006 sui progressi compiuti dalla Turchia, la Commissione è giunta alla conclusione che il quadro giuridico in materia di diritti delle donne è nel complesso soddisfacente, sebbene la sua applicazione resti a tutt’oggi una sfida;

1. sottolinea che il rispetto dei diritti umani, inclusi quelli delle donne, costituisce una conditio sine qua non per l’adesione all’Unione europea e invita la Commissione a porre il tema dei diritti della donna al centro dei negoziati con la Turchia;

2. si compiace del fatto che sia stata avviata la fase attiva dei negoziati di adesione tra la Turchia e l’Unione europea; deplora tuttavia il rallentamento del processo di riforma registrato in Turchia nel corso dell’ultimo anno e il persistere di problemi riguardo ai diritti delle donne;

Attuazione della legislazione e coordinamento

3. rileva che il quadro giuridico in materia di diritti delle donne è stato in generale soddisfacente, pur ritenendone imperfetta l’attuazione; rinnova pertanto il proprio invito ad attuare pienamente ed efficacemente l’acquis comunitario sui diritti delle donne, segnatamente nelle regioni più povere del paese;

4. esorta il governo turco ad accelerare l’attuazione della nuova legislazione sui diritti delle donne onde assicurare che essa vada assolutamente di pari passo con quanto previsto dall’acquis comunitario e venga applicata in modo efficace nella realtà pratica;

5. rileva che il nuovo codice penale turco entrato in vigore nel giugno 2005 rafforza sostanzialmente i diritti fondamentali delle donne, sebbene le direttive europee in materia di parità tra uomini e donne continuino a non essere pienamente recepite; constata con preoccupazione i tentativi (falliti) di abrogare la legislazione sui diritti delle donne;

6. deplora il fatto che in alcune zone sud-orientali della Turchia le bambine non vengano registrate alla nascita, il che impedisce di contrastare i matrimoni coatti e i delitti “d’onore” in quanto le vittime non hanno un’identità ufficiale; esorta le autorità turche a continuare ad adottare tutte le misure necessarie a garantire la registrazione alla nascita di tutti i bambini turchi;

7. rileva che il governo turco dovrebbe mantenere e, ove necessario, istituire un’anagrafe nazionale dei matrimoni contratti legalmente, affinché uomini e donne possano godere pienamente dei vantaggi derivanti dalla cittadinanza, quali ad esempio l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria, oltre all’accesso al mercato del lavoro a parità di condizioni;

8. accoglie con soddisfazione l’istituzione in Turchia di un Comitato consultivo sullo status delle donne (in appresso “il Comitato”), incaricato di fornire consulenza sulla pianificazione e l’attuazione delle politiche nazionali in materia di diritti delle donne;

9. sottolinea la necessità di includere nel Comitato le parti sociali, i rappresentanti di enti e di organizzazioni non governative (ONG) che si occupano di questioni di genere, e i rappresentanti sindacali, a differenza di quanto avviene attualmente, ed esorta le autorità interessate ad avvalersi efficacemente del Comitato in questione ai fini di un efficiente coordinamento tra i vari soggetti coinvolti;

Società civile

10. ribadisce i propri timori riguardo alla cooperazione tra le ONG e il governo turco;

11. chiede la parità di trattamento di tutte le ONG, cioè anche delle organizzazioni femminili libere ed autonome;

12. ritiene che l’incontro avvenuto tra il Sottosegretario turco ai diritti delle donne e i rappresentanti di 55 organizzazioni femminili turche, come pure la decisione di instaurare una cooperazione più strutturata e un coordinamento più efficace tra il ministero competente e le ONG rappresentino buone prassi da ripetersi regolarmente; si aspetta di vedere realizzata in futuro questa volontà politica per il tramite di iniziative e misure concrete;

13. invita la Commissione e il governo turco a riconoscere il ruolo che svolgono le ONG per i diritti delle donne in quanto partner fondamentali e indispensabili, attraverso strutture e istituzioni ufficiali e permanenti, nonché a coinvolgere le ONG in maniera strutturata nei negoziati di adesione all’Unione europea, sulla base delle procedure stabilite;

14. invita il governo turco ad avviare un’ampia campagna per trasmettere all’intera società un’immagine delle donne come soggetti promotori di sviluppo economico e sociale;

15. riconosce le crescenti preoccupazioni delle ONG attive nel campo dei diritti delle donne per quanti riguarda i problemi che affrontano nell’ambito delle complesse procedure per ottenere aiuti dall’UE e della realizzazione dei progetti per cui hanno ottenuto tali aiuti; prende atto del fatto che molte ONG attive nel campo dei diritti delle donne esitano a presentare domande e, di conseguenza, perdono la possibilità di beneficiare di risorse di grande importanza;

16. si compiace della costituzione dell’STGM (Centro di Sviluppo della Società Civile), che opera per contribuire allo sviluppo della società civile;

17. invita la Commissione a fornire un ulteriore supporto, anche sviluppando la capacità di altri centri di assistenza;

Dati, benchmark e obiettivi

18. constata a tutt’oggi l’assenza di dati accurati sulla situazione della donna in Turchia, rilevando altresì che i dati esistenti non coprono ancora tutte le problematiche legate alla situazione, al ruolo e ai diritti delle donne;

19. raccoglie con soddisfazione, a questo proposito, l’iniziativa lanciata all’inizio del 2007 dall’Istituto nazionale di statistica della Turchia di fornire statistiche basate sul genere riguardanti la vita sociale, culturale ed economica, includendo dati relativi al divario salariale tra donne e uomini;

20. plaude al progetto comune UE-Turchia dal titolo “Promuovere la parità di genere”, destinato a rafforzare la capacità dei soggetti interessati di tutelare le donne dalla violenza domestica e si compiace dell’iniziativa, nell’ambito del progetto, volta a creare una banca dati sulle violenze contro le donne, denominata “Ricerca nazionale sulle cause e le conseguenze della violenza nei confronti delle donne”;

21. invita il governo turco a fornire dati specifici e affidabili sul tasso di analfabetismo tra le donne, sulla parità di accesso delle donne all’istruzione, sui problemi connessi alla partecipazione delle stesse alla forza lavoro, sulla violenza nei loro confronti, sui delitti d’onore e sui matrimoni forzati;

22. chiede alla Commissione di elaborare, nelle sue relazioni sull’andamento delle riforme, destinate al Consiglio europeo, chiari orientamenti e precisi obiettivi a breve, medio e lungo termine in materia di diritti delle donne;

23. invita il governo turco a garantire che tutte le donne, a prescindere della loro lingua, razza, appartenenza etnica, colore della pelle, opinione politica, credo o religione partecipino ai programmi in materia di diritti delle donne;

24. sottolinea con preoccupazione quanto riferito dalla Commissione circa la soltanto parziale applicazione della legge sulla protezione della famiglia; invita le autorità turche a procedere senza ritardi alla sua messa in atto corretta ed efficace, cosa che contribuirà a tutelare la posizione e i diritti della donna in seno alla famiglia;

Violenza contro le donne

25. constata che la violenza contro le donne rappresenta a tutt’oggi un problema e condanna gli episodi di violenza sulle donne, tra cui i cosiddetti delitti “d’onore”, le violenze domestiche, i matrimoni combinati e la poligamia;

26. prende atto di quanto rilevato dalla Commissione, vale a dire il fatto che, sebbene per il nuovo codice penale i “delitti d’onore’costituiscano una circostanza aggravante in caso di omicidio, dal complesso delle sentenze emesse dagli organi giurisdizionali emerge un bilancio contrastato, come la stessa Commissione evidenzia; invita le autorità giudiziarie ad applicare e ad interpretare in modo corretto ed efficace le disposizioni della legislazione penale con l’obiettivo di evitare reati di questo tipo e a garantire che i reati contro le donne non possano usufruire di alcuna riduzione della pena o di attenuanti;

27. esprime profonda preoccupazione per il fatto che i suicidi commessi da donne a causa dell’influenza della famiglia continuino a verificarsi, soprattutto nelle regioni orientali e sud-orientali; esorta le autorità turche a tutelare le donne da questo tipo di pressione esercitata su di loro dalle famiglie, invitandole altresì a presentare dati concreti ed affidabili sul fenomeno del suicidio tra le donne, in particolare nelle regioni in questione;

28. chiede alle istituzioni pubbliche (magistratura, amministrazione, polizia, sistemi sanitari) di fornire alle donne vittime di violenza in Turchia tutta la protezione necessaria;

29. sottolinea la necessità che, in caso di mancata tutela delle vittime e di mancata prestazione di assistenza, sia avviata un’indagine giudiziaria a cura delle istituzioni pubbliche e siano compiuti sforzi in vista dell’adozione di misure disciplinari nei confronti dei responsabili;

30. accoglie con soddisfazione la circolare ufficiale emanata dal Primo ministro in seguito a una relazione elaborata dalla commissione parlamentare turca sui delitti “d’onore” e la violenza contro le donne, che istruisce tutti i ministeri, le istituzioni pubbliche e gli amministratori locali a dare attuazione alle soluzioni proposte per far fronte a questo tipo di violenza; chiede al governo turco di definire modalità concrete e vincolanti per l’attuazione di tale circolare ufficiale, di prevedere risorse sufficienti per l’adozione delle misure necessarie e di esplicitare le conseguenze della mancata applicazione;

31. accoglie con favore la circolare ufficiale emanata dal ministero turco degli Affari interni il 9 gennaio 2007, che stabilisce un piano d’azione per il coordinamento delle politiche intese a prevenire i delitti d’onore e i delitti “tradizionali”, il quale chiede la rigorosa attuazione della legge sulla creazione di un rifugio in tutti i comuni con più di 50 000 abitanti, l’istituzione in ogni città di comitati speciali al fine di coordinare gli sforzi intrapresi per aiutare le vittime dei delitti d’onore e dei delitti “tradizionali”, e l’adozione di misure che prevedano un sostegno psicologico e finanziario nonché una protezione per le vittime;

32. si compiace dell’iniziativa tesa ad educare i soldati nell’ambito del servizio militare alla prevenzione della violenza contro le donne e di includere nei programmi delle scuole di polizia anche tematiche quali i diritti delle donne in quanto parte dei diritti umani, la parità di genere, la violenza contro le donne e i delitti “d’onore”;

33. invita il governo turco e la Commissione ad affrontare in via prioritaria il problema della violenza in generale e dei delitti “d’onore” in particolare, come pure a creare rifugi speciali ad alta sicurezza, anche nelle regioni sudorientali del paese, affinché le donne abbiano un luogo in cui rifugiarsi nelle loro comunità; chiede misure di sostegno e di assistenza a favore dei centri liberi di consulenza per le donne nella Turchia sud-orientale, come ad esempio il KA-MER; sollecita uno sviluppo economico incentrato sulle donne nelle regioni in cui queste ultime sono vulnerabili alla violenza; sottolinea l’importanza di indagini sistematiche e di sanzioni efficaci e dunque l’importanza di formare la polizia e le autorità giudiziarie alle tematiche dell’uguaglianza di genere e della lotta alla violenza; rileva la necessità di indurre i giudici ad applicare la nuova legislazione per punire severamente la violenza in generale e i delitti “d’onore”, i matrimoni coatti e la poligamia in particolare, come pure l’importanza di proteggere i testimoni; esorta il governo turco a concludere un accordo speciale con la Commissione sulla partecipazione al programma per prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e per proteggere le vittime e i gruppi a rischio (programma Daphne) e a stanziare a tal fine nel bilancio nazionale le necessarie risorse finanziarie;

34. rileva la necessità di fornire alle donne non solo protezione ma soprattutto assistenza e consulenza psicologica; chiede l’istituzione di tali servizi sia nelle case di accoglienza delle donne, sia in loco, nelle regioni in cui si registra un elevato numero di suicidi tra le donne e di vittime della violenza;

35. invita il governo turco a costruire alleanze con tutte le espressioni della società (civili, sociali, religiose) per avviare campagne destinate in modo particolare alle nuove generazioni, per diffondere la consapevolezza che le violenze contro le donne e le bambine costituiscono una grave violazione dei diritti umani e per suscitare atteggiamenti di ripulsa nei confronti di qualsiasi forma di violenza;

Rifugi

36. osserva che in Turchia i rifugi per le donne vittime di violenze, che avrebbero una capacità di 496 posti e che finora hanno fornito servizi al 5512 donne(4) , non sono sufficienti a soddisfare le necessità di una popolazione di circa 70 milioni di persone, e che non vengono concretizzate sufficientemente neppure le modeste possibilità previste dalla legislazione in vigore, ossia un rifugio in tutti i comuni con più di 50.000 abitanti;

37. invita il governo turco a garantire l’efficienza, la sicurezza e la disponibilità di un sufficiente numero dei rifugi per le necessità delle donne;

38. si compiace dell’istituzione della linea telefonica di assistenza “183 servizi sociali per famiglie, donne, bambini e disabili”, cui segnalare episodi di violenza; si compiace altresì dell’istituzione di una linea nazionale di assistenza urgente, il 157, per le vittime della tratta di esseri umani e ritiene che tali linee telefoniche possano costituire un buon esempio anche per l’UE;

39. rinnova il proprio invito alla Turchia a ratificare il protocollo aggiuntivo n. 12 alla Convenzione europea sui diritti umani;

40. invita il governo turco a migliorare a livello strutturale e di organico i rifugi di accoglienza per le donne e ad ovviare alle carenze denunciate;

41. invita il governo turco a promuovere maggiormente la cooperazione tra istituzioni statali/enti locali e organizzazioni femminili indipendenti, nonché a sostenere finanziariamente i rifugi indipendenti e autonomi per le donne;

Partecipazione politica

42. rileva che il livello di partecipazione politica femminile in Turchia è eccessivamente scarso; sottolinea il fatto che talvolta il modo migliore per ovviare alla discriminazione nei confronti delle donne consiste nell’introdurre misure temporanee di discriminazione positiva, come previsto anche dalla CEDAW, ed evidenzia l’assoluta necessità di modelli femminili di comportamento in posizioni di potere e nell’ambito del processo decisionale;

43. propone la presentazione di misure intese a garantire un’adeguata rappresentanza femminile nelle liste elettorali, quale migliore soluzione per rafforzare, a breve termine, la partecipazione delle donne nella vita politica della Turchia;

44. invita i partiti politici turchi a dotarsi di regole interne che garantiscano la presenza delle donne nei loro organi dirigenti a tutti i livelli;

45. esorta i partiti politici in Turchia, a partire dalle prossime elezioni del 2007, a includere un maggior numero di candidate nelle liste elettorali, a lasciare che le donne svolgano un ruolo adeguato nella gerarchia di partito e a condurre campagne di sensibilizzazione sull’importanza della partecipazione politica delle donne;

46. esprime profondo rammarico per il fatto che a tutt’oggi non sia stata istituita, in seno al parlamento turco, una commissione permanente sui diritti della donna e sull’uguaglianza di genere; sottolinea la necessità che siano mantenute le promesse contratte dal governo turco e da alcuni partiti politici nei loro programmi e che la suddetta commissione sia istituita quanto prima;

47. esprime preoccupazione per quanto riferito dalla Commissione riguardo alla continua vulnerabilità delle donne alle prassi discriminatorie, un fatto riconducibile anche alla mancanza di scolarizzazione e a un elevato tasso di analfabetismo nel paese, e invita il governo turco ad adoperarsi per garantire parità di accesso a uomini e donne all’istruzione e al mercato del lavoro, in particolare nelle regioni sud-orientali del paese; chiede a tale proposito l’adozione di misure nel settore dell’istruzione intese a dotare il personale docente di competenza di genere e a mantenere un sistema di incentivi inteso ad evitare che le ragazze abbandonino la scuola; chiede inoltre che gli scolari e le scolare siano sensibilizzati alla parità di diritti per uomini e donne e al diritto delle donne all’autodeterminazione, anche mediante il ricorso a materiale didattico che tenga conto della prospettiva di genere;

Istruzione

48. constata che, stando alle stime dell’UNICEF, ogni anno tra le 600.000 e le 800.000 ragazze che hanno raggiunto l’età della scuola dell’obbligo non riescono a frequentare le lezioni o perché ostacolate dalle loro famiglie o per difficoltà logistiche;

49. plaude alla campagna di promozione dell’istruzione delle ragazze, denominata “Andiamo a scuola, ragazze”, grazie alla quale 222.800 ragazze sono state iscritte alla scuola; plaude altresì alla “Campagna a sostegno dell’istruzione nazionale”, che ha raggiunto quasi 5 milioni di adulti in un quadriennio, la maggior parte dei quali sono donne residenti in zone rurali e ragazze che non hanno potuto frequentare la scuola;

50. sottolinea l’importanza dell’istruzione e del suo potenziale contributo all’indipendenza economica delle donne; invita le autorità turche a mettere a punto un sistema di monitoraggio inteso ad evitare che le ragazze abbandonino la scuola; sottolinea l’importanza di un più facile accesso delle studentesse agli istituti di studi superiori e alle università e di una maggior partecipazione delle donne a discipline come la psicologia, per fare in modo che siano istruite e preparate a fornire assistenza ad altre donne vittime di abusi;

Partecipazione al mercato del lavoro

51. rileva che la percentuale di partecipazione delle donne al mercato del lavoro (al di sotto del 25%) risulta estremamente bassa rispetto alla quota media di donne occupate nei 27 Stati membri dell’UE, pari al 49%, e che il tasso di occupazione femminile è sceso a circa il 20%, a fronte di un aumento della partecipazione delle donne al settore dell’economia informale, un fatto spesso riconducibile all’interazione di diversi fattori, quali il basso livello di scolarizzazione di molte donne, la mancanza di un sistema istituzionalizzato, generalizzato, accessibile e abbordabile di infrastrutture per la cura dell’infanzia, la necessità di occuparsi di familiari anziani e disabili e la divisione del lavoro in base al sesso nella società;

52. sottolinea la necessità evidenziata dalla Commissione di conformarsi all’acquis comunitario nel settore delle pari opportunità, per quanto concerne il congedo parentale, la parità di retribuzione, la parità di accesso al lavoro e i regimi statali e professionali di previdenza sociale;

53. accoglie con soddisfazione in quest’ottica i progetti come quello comune tra i Paesi Bassi e la Turchia “Promuovere la parità nell’occupazione”, e il nuovo progetto “Sostenere le imprenditrici”, nonché la cooperazione tra la Garanti Bank e la KAGIDER (Associazione delle imprenditrici) per quanto concerne i crediti fino a 30.000 dollari USA e la formazione gratuita per le imprenditrici;

54. invita il governo turco a istituire un ente o diversi enti per la promozione, l’analisi, il monitoraggio e il sostegno della parità di trattamento sul mercato del lavoro, compresa la formazione professionale a norma dell’articolo 8 bis della direttiva 76/207/CEE del Consiglio, del 9 febbraio 1976, relativa all’attuazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro(5) ;

55. chiede alle parti sociali e al governo turco di adottare tutte le misure necessarie a garantire la transizione dall’economia informale all’economia formale; chiede alla Commissione di includere tra le sue priorità un sostegno a tale sforzo;

56. invita il governo turco a fornire dati accurati sulla discriminazione nei confronti delle donne, tra cui la possibilità per le donne che indossano il copricapo di accedere al mercato del lavoro, allo scopo di determinare l’eventuale sussistenza di un rischio di discriminazione indiretta in base al genere;

57. chiede al governo turco di migliorare la situazione dei lavoratori a domicilio, la maggior parte dei quali sono donne; al riguardo, esorta la Turchia a firmare e a ratificare la summenzionata convenzione n. 177 dell’OIL sul lavoro a domicilio e a modificare il codice del lavoro turco affinché copra anche questa categoria di lavoratori;

58. rinnova il proprio invito al governo turco a elaborare e ad attuare piani d’azione nazionali in materia di donne e occupazione, che abbiano una durata limitata e perseguano obiettivi concreti, come avviene attualmente di norma negli Stati membri dell’Unione europea;

59. invita il Ministero del lavoro turco e le parti sociali a integrare le tematiche dell’uguaglianza di genere nelle loro politiche e nei contratti collettivi di lavoro e chiede ai sindacati turchi di organizzare il lavoro nel settore dell’economia informale e di formare i rappresentanti sindacali alle tematiche di uguaglianza di genere; plaude a tale proposito all’iniziativa della Confederazione sindacale della Turchia “Türk-IS”;

60. sottolinea il ruolo rilevante svolto dalle parti sociali nella promozione dei diritti delle donne e della loro partecipazione alla vita economica, sociale e politica; incoraggia le parti sociali a promuovere ulteriormente la partecipazione delle donne negli organi impegnati nel dialogo sociale;

61. decide di valutare regolarmente i progressi compiuti nel settore dei diritti delle donne in Turchia, parallelamente alle relazioni annuali della Commissione sui progressi conseguiti in vista dell’adesione, e a integrazione di queste ultime, e di misurare i progressi realizzati dalla Turchia nel campo dei diritti delle donne in base ai benchmark definiti in tali relazioni;

62. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al Segretario generale del Consiglio d’Europa, al Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla violenza nei confronti delle donne, al Direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro, nonché al governo e al parlamento della Turchia.