Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 20 Novembre 2016

Risoluzione 25 ottobre 2016

Risoluzione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2016 sui diritti umani e la migrazione nei paesi terzi.

[fonte: http://www.europarl.europa.eu]

Il Parlamento europeo,

— vista la Dichiarazione universale dei diritti umani(1) del 1948, in particolare l'articolo 13,

— visti la Convenzione relativa allo status dei rifugiati(2) del 1951 e il suo protocollo aggiuntivo,

— visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici(3) del 1966 e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali(4) del 1966, nonché i rispettivi protocolli aggiuntivi,

— viste la Convenzione relativa allo status degli apolidi(5) del 1954 e la Convenzione sulla riduzione dell'apolidia(6) del 1961,

— vista la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale(7) del 1966,

— visti la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW)(8) del 1979 e il suo protocollo facoltativo,

— visti la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti(9) del 1984 e il suo protocollo facoltativo,

— visti la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo(10) del 1989 e i relativi protocolli aggiuntivi,

— vista la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie(11) del 1990,

— vista la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate(12) del 2006,

— visti la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità(13) del 2006 e i relativi protocolli aggiuntivi,

– vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla promozione e la protezione dei diritti umani, comprese le modalità e gli strumenti per favorire i diritti umani dei migranti, del 3 agosto 2014(14) ,

– vista la risoluzione 69/167 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla protezione dei migranti del 18 dicembre 2014(15) ,

– visti il lavoro dei vari meccanismi internazionali per i diritti umani, tra cui le diverse relazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti, François Crépeau(16) , e di altri pertinenti relatori speciali, la revisione periodica universale e il lavoro degli altri organismi incaricati di garantire il rispetto dei trattati,

– visti il lavoro e le relazioni dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), compresi i principi e gli orientamenti raccomandati per il rispetto dei diritti umani alle frontiere internazionali e la relazione sulla situazione dei migranti in transito,

– visti gli orientamenti delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani,

– visti i principi di Dacca per l'occupazione e il ricorso responsabile ai lavoratori migranti(17) ,

– visto l'articolo 21 del trattato sull'Unione europea,

– viste le relazioni dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali,

– vista la comunicazione della Commissione del 18 novembre 2011 dal titolo "L'approccio globale in materia di migrazione e mobilità" (COM(2011)0743),

– vista la comunicazione della Commissione del 13 maggio 2015 dal titolo "Agenda europea sulla migrazione" (COM(2015)0240),

– vista la comunicazione della Commissione del 14 ottobre 2015 dal titolo "Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione" (COM(2015)0510),

– vista la decisione della Commissione del 20 ottobre 2015 sull'istituzione di un fondo fiduciario di emergenza dell'Unione europea per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa(18) ,

– viste le conclusioni del Consiglio europeo sulla migrazione del 25 e 26 giugno 2015(19) e del 15 ottobre 2015(20) ,

– viste le conclusioni del Consiglio sul piano d'azione sui diritti umani e la democrazia 2015-2019(21) approvato il 20 luglio 2015,

– viste le conclusioni del Consiglio sulle misure per far fronte alla crisi dei rifugiati e dei migranti, del 9 novembre 2015(22) ,

– visti il piano d'azione e la dichiarazione politica approvati al vertice di La Valletta dell'11-12 novembre 2015(23) ,

– viste le sue precedenti risoluzioni su temi relativi alla migrazione, in particolare quelle del 17 dicembre 2014 sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE alle migrazioni(24) , del 29 aprile 2015 sulle recenti tragedie nel Mediterraneo e le politiche UE in materia di migrazione e asilo(25) e del 12 maggio 2016 sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione(26) ,

– vista la risoluzione del 9 settembre 2015 sull'emancipazione delle ragazze attraverso l'istruzione nell'UE(27) ,

– vista la risoluzione dell'8 marzo 2016 sulla situazione delle donne rifugiate e richiedenti asilo nell'Unione europea(28) ,

– vista la sua risoluzione del 5 luglio 2016 sulla lotta contro la tratta di esseri umani nelle relazioni esterne dell'Unione(29) ,

– vista la dichiarazione finale del secondo vertice dei presidenti dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo sul tema della migrazione, dell'asilo e dei diritti umani nella regione euromediterranea, approvata l'11 maggio 2015(30) ,

– vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014 e sulla politica dell'Unione europea in materia(31) ,

– vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sulla migrazione, i diritti umani e i rifugiati umanitari, del 9 dicembre 2015(32) ,

– viste le varie relazioni di organizzazioni della società civile sulla situazione dei diritti umani dei migranti,

– visto l'articolo 52 del suo regolamento,

– vista la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per lo sviluppo (A8-0245/2016),

A. considerando che i diritti umani sono intrinseci in tutti gli esseri umani, senza alcuna distinzione;

B. considerando che la migrazione è un fenomeno globale e multidimensionale causato da un'ampia varietà di fattori, quali ad esempio le condizioni economiche (tra cui i cambiamenti nella distribuzione della ricchezza e nell'integrazione economica regionale e globale), sociali e politiche, la situazione in materia di condizioni di lavoro, di violenza e di sicurezza, il graduale degrado dell'ambiente e l'aggravamento dei disastri naturali; che il fenomeno va affrontato in modo coerente ed equilibrato, in una prospettiva d'insieme che tenga conto della sua dimensione umana, tra cui anche l'aspetto positivo riguardo all'evoluzione demografica e allo sviluppo economico;

C. considerando che le rotte migratorie sono estremamente complesse e si snodano da una regione all'altra, ma spesso anche all'interno di una stessa regione; che secondo l'ONU i flussi migratori internazionali sono più intensi, nonostante la crisi economica globale; che attualmente quasi 244 milioni di persone sono considerate migranti internazionali;

D. considerando che i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e da altre convenzioni internazionali sono universali e indivisibili;

E. considerando che la migrazione è anche il risultato della crescente globalizzazione e dell'interdipendenza dei mercati;

F. considerando che i diversi fattori che condizionano i flussi migratori consentono di anticiparne le conseguenze e impongono l'elaborazione di politiche adeguate;

G. considerando che le variazioni dei flussi migratori, in particolare in periodi di crisi, comportano notevoli ricadute economiche, sociali e politiche sia nei paesi di origine che in quelli di destinazione dei migranti;

H. considerando l'importanza di disporre di meccanismi efficaci per il monitoraggio e il controllo dell'entrata e dell'uscita di stranieri, nonché di analisi e proiezioni dell'impatto delle migrazioni, come punto di partenza per l'elaborazione di qualunque politica di gestione della migrazione;

I. considerando che i fattori di migrazione sono diversificati e possono essere multidimensionali e dipendere da fattori economici, ambientali, culturali, politici, familiari o personali; che sono sempre più numerosi i migranti vittima di sfollamenti forzati e bisognosi di protezione particolare, dato che fuggono dalla fragilità degli Stati, da situazioni di conflitto e da persecuzioni politiche o religiose, tra gli altri fattori;

J. considerando che la distinzione tra rifugiati, richiedenti asilo e migranti diventa più difficile da operare, anche perché molti paesi non dispongono degli strumenti e degli ordinamenti giuridici e istituzionali adeguati;

K. considerando che le autorità dei paesi di transito e di destinazione, così come quelle dei centri di accoglienza, devono essere sensibilizzate e messe nelle condizioni di garantire un trattamento differenziato e flessibile ai migranti e ai richiedenti asilo;

L. considerando che i movimenti migratori si sono estesi a livello mondiale e regionale e che i flussi migratori sud-sud, l'80 % dei quali avviene fra paesi con frontiere comuni che presentano poche differenze di reddito, sono ormai leggermente superiori ai flussi sud-nord;

M. considerando che l'Europa è stata storicamente una regione sia di destinazione che di origine delle migrazioni; che, oltre all'attuale migrazione di espatriati appartenenti alle classi sociali più abbienti, i cittadini europei sono anche migrati all'estero a causa di difficoltà economiche, guerre o persecuzioni politiche; che la perdurante crisi economica e finanziaria ha costretto molti cittadini europei a emigrare, anche verso le economie emergenti del sud del mondo;

N. considerando che le donne e i minori sono sempre più numerosi tra i migranti e ancor più tra i rifugiati; che i migranti e i rifugiati sono sempre più spesso laureati e che la "fuga dei cervelli" era già stata stimata a 59 milioni nel 2010; che l'Asia è il continente maggiormente interessato, ma che è il continente africano a pagare il costo più alto, in quanto solo il 4% della popolazione è laureata e il 31% di questa percentuale migra(33) ;

O. considerando che, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'instabilità e i conflitti in alcune regioni sono all'origine di una crisi umanitaria che colpisce più di 65 milioni di rifugiati e sfollati, soprattutto nei paesi in via di sviluppo;

P. considerando che, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, vi sono almeno 10 milioni di apolidi;

Q. considerando che l'articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo afferma che ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato e ha il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese;

R. considerando che la collaborazione e la condivisione di informazioni e di buone prassi tra gli Stati di origine, di transito e di destinazione sono fondamentali per prevenire e contrastare la migrazione clandestina e il traffico di esseri umani, consentendo di identificare interessi e preoccupazioni comuni;

S. considerando che un approccio globale in materia di immigrazione deve rispondere alle sfide mondiali dello sviluppo, della pace mondiale, dei diritti dell'uomo e del cambiamento climatico con particolare attenzione per il miglioramento delle condizioni umanitarie nei paesi di origine, al fine di consentire alle popolazioni locali di vivere in zone più sicure;

T. considerando i diritti dei rifugiati quali definiti dalla Convenzione di Ginevra e dai relativi protocolli;

U. considerando che, in molti campi profughi del Medio Oriente e dell'Africa, le condizioni di vita si stanno deteriorando, anche sul piano sanitario, e spesso non è garantita la sicurezza dei rifugiati, specialmente per quanto riguarda le persone vulnerabili e, in particolare, le donne e i minori;

V. considerando che, secondo i dati della Banca mondiale, le rimesse dei migranti internazionali hanno rappresentato oltre 550 miliardi di USD nel 2013, di cui 414 miliardi sono stati trasferiti ai paesi in via di sviluppo;

W. considerando che la xenofobia, le discriminazioni e le violenze ai danni dei migranti, i sentimenti anti-migranti, l'istigazione all'odio e i reati generati dall'odio sono aumentati in modo significativo nei paesi ACP;

X. considerando che una risposta concreta, ben strutturata e adeguata alle questioni migratorie rappresenta un'opportunità per gli individui e i paesi; che tale risposta deve essere supportata dai principi della lotta alla povertà, della promozione dello sviluppo sostenibile e del rispetto dei diritti e della dignità di migranti e rifugiati; che essa deve basarsi su una stretta collaborazione tra paesi di origine, di transito e di destinazione;

Y. considerando che la migrazione è un elemento dinamico importante per contrastare la crisi demografica e la riduzione della percentuale della popolazione in età lavorativa in alcuni paesi;

Z. considerando che è difficile valutare il numero di migranti in situazione irregolare e che ciò rende difficile l'applicazione di indicatori relativi alle loro condizioni di vita e di lavoro, in quanto sono proprio loro che hanno il maggior bisogno di protezione poiché, essendo privi di status legale e di riconoscimento giuridico, sono particolarmente esposti ad abusi e allo sfruttamento e sono loro negati i diritti umani fondamentali;

AA. considerando che la migrazione internazionale può essere utilizzata come strumento per risolvere problemi specifici legati alle carenze esistenti nel mercato del lavoro;

AB. considerando che i migranti contribuiscono all'aumento della diversità e alla ricchezza culturale dei paesi ospitanti; che, perché ciò si verifichi, è necessario che essi siano pienamente integrati nelle società che li accolgono, affinché queste ultime possano beneficiare del loro potenziale economico, sociale e culturale; che è urgente che i responsabili politici informino l'opinione pubblica circa la positiva influenza, a livello economico, culturale e sociale, dei migranti nei confronti della società, onde prevenire sentimenti di xenofobia e discriminazione;

AC. considerando che politiche adeguate di accoglienza e inclusione impediscono l'esacerbarsi o il perpetuarsi delle conseguenze derivanti dai traumatici eventi che molti migranti hanno vissuto nella loro vita;

AD. considerando che lo sviluppo socioculturale può concretizzarsi soltanto attraverso l'inclusione, e che ciò richiede un serio impegno da parte dei migranti, i quali devono essere pronti ad adattarsi alla società di accoglienza senza necessariamente rinunciare alla propria identità culturale di origine, così come da parte delle istituzioni e delle comunità dei paesi ospitanti, che devono essere preparate a ricevere i migranti e a far fronte alle loro necessità;

Sfide e rischi per quanto concerne il rispetto dei diritti dei migranti

1. esprime profonda preoccupazione per le persone costrette a fuggire dal proprio paese a causa di conflitti, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e di una situazione di miseria, fra gli altri motivi; esprime profonda preoccupazione per le gravi violazioni dei diritti umani subite da numerosi migranti nei diversi paesi di transito o di destinazione; sottolinea che devono essere rispettati la dignità e i diritti umani dei migranti;

2. sottolinea che l'UE e i suoi Stati membri devono dare l'esempio nel promuovere e nel tutelare i diritti umani dei migranti, in particolare all'interno dei loro confini, per essere credibili in sede di discussione sulla migrazione e sui diritti umani nei paesi terzi;

3. ricorda che la maggior parte dei rifugiati e dei migranti del mondo sono ospitati dai paesi in via di sviluppo; riconosce gli sforzi compiuti dai paesi terzi nell'accoglienza di migranti e rifugiati; sottolinea che i sistemi di sostegno di questi paesi devono far fronte a sfide decisive che possono causare gravi minacce alla protezione di una popolazione di sfollati in aumento;

4. ricorda che "ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio"(34) ; sottolinea che lo status sociale e la cittadinanza della persona interessata non dovrebbe in nessun caso mettere in causa tale diritto e che ogni individuo ha il diritto di esercitare le proprie scelte migratorie in dignità; chiede a tutti i governi di occuparsi delle lacune in materia di difesa dei diritti umani, con cui i migranti sono confrontati; invita i governi e i parlamenti nazionali ad abrogare i quadri giuridici penalizzanti che classificano la migrazione come un reato penale e ad attuare soluzioni a breve, medio e lungo termine mirate ad assicurare la sicurezza dei migranti; denuncia i casi di limitazioni o divieto di uscita o ritorno in alcuni Stati e le conseguenze dell'apolidia in materia di accesso ai diritti;

5. osserva come il crescente numero di rifugiati in tutto il mondo passi in secondo piano a causa di un numero ancora maggiore di sfollati interni; pone in evidenza che questi ultimi non dovrebbero essere discriminati per il solo fatto di essere stati costretti a trovare rifugio senza attraversare i confini internazionali e, pertanto, sottolinea che gli sfollati interni dovrebbero vedersi riconosciuti i propri diritti, compreso l'accesso alla sanità e all'istruzione;

6. rammenta l'importanza di identificare gli apolidi al fine di garantire loro la protezione a norma del diritto internazionale; sollecita fermamente gli Stati a introdurre procedure per l'identificazione dell'apolidia e a condividere le pratiche migliori, anche in relazione alla legislazione e alle consuetudini in materia di prevenzione di nuovi casi di apolidia infantile;

7. richiama l'attenzione sulla persistente necessità che l'Unione si occupi dell'apolidia nell'ambito della sua politica di relazioni esterne, in particolare dato che essa rappresenta una delle principali cause del trasferimento forzato; ricorda l'impegno nell'ambito del quadro strategico e del piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia pubblicato nel 2012, di "sviluppare un quadro comune tra la Commissione e il SEAE per sollevare le questioni dell'apolidia e della detenzione arbitraria dei migranti con i paesi terzi";

8. esprime preoccupazione per il fatto che i migranti e i rifugiati sono sottoposti a detenzioni arbitrarie e a maltrattamenti e ricorda che la detenzione deve essere limitata ai casi di assoluta necessità e che in ogni caso vanno garantite misure appropriate di tutela, anche tramite l'accesso ad adeguate procedure giurisdizionali;

9. invita gli Stati a riconoscere i propri obblighi in base al diritto internazionale nei confronti dell'asilo e della migrazione e a promulgare le leggi nazionali necessarie all'efficace adempimento di tali obblighi, anche prevedendo la possibilità di chiedere una tutela internazionale; chiede che le legislazioni pertinenti tengano in considerazione l'intensità e la natura della persecuzione e della discriminazione di cui sono oggetto i migranti;

10. ricorda che i migranti hanno il diritto di non essere respinti in un paese in cui rischiano maltrattamenti o torture; sottolinea che le espulsioni e i respingimenti collettivi sono vietati dal diritto internazionale; esprime preoccupazione in merito al trattamento dei migranti che vengono rimpatriati con la forza nei rispettivi paesi o verso paesi terzi senza un controllo adeguato della loro situazione e chiede che siano, in ogni caso, prese in considerazione le difficoltà che essi incontrano allorché fanno ritorno in tali paesi;

11. suggerisce la creazione di programmi di reintegro per i migranti che fanno ritorno nel loro paese di origine;

12. sottolinea l'importanza di rispettare il diritto dei migranti, a prescindere dal loro status, all'accesso alla giustizia e a un ricorso effettivo senza il timore di essere denunciati alle autorità di polizia competenti in materia di immigrazione, detenuti ed espulsi; esprime preoccupazione per l'assenza, in numerosi paesi, di meccanismi di controllo e monitoraggio delle procedure relative alle violazioni dei diritti dei migranti, come pure di garanzie di qualità delle informazioni e dell'assistenza giuridica fornite ai migranti e ai richiedenti asilo; raccomanda che il personale delle autorità competenti per l'asilo e dei centri di accoglienza, come anche il personale di altro genere e gli operatori sociali che entrano in contatto con persone richiedenti protezione internazionale, ricevano una formazione adeguata onde poter tenere conto delle circostanze generali e personali e delle problematiche di genere connesse alla domanda di protezione;

13. invita altresì la Commissione e il SEAE a migliorare lo scambio di buone prassi con i paesi terzi, nello specifico fornendo formazione agli operatori umanitari affinché possano identificare in modo più efficace le varie caratteristiche, i vari contesti di provenienza e le varie esperienze dei migranti, in particolare dei più vulnerabili, in modo da proteggere e aiutare meglio i migranti in funzione delle loro esigenze;

14. sottolinea che le definizioni di paesi sicuri e di paese di origine non dovrebbero impedire l'esame individuale delle domande di asilo; esige che, in ogni caso, i migranti bisognosi di protezione internazionale siano identificati e sia loro assicurata la possibilità di esame delle loro domande e insiste affinché siano loro accordate garanzie appropriate in materia di non respingimento e sia loro consentito l'accesso a un meccanismo di ricorso;

15. richiama l'attenzione sulla violenza fisica e psicologica e sull'esigenza di riconoscere le forme specifiche di violenza e di persecuzioni cui sono esposte le donne e i minori migranti, quali la tratta, le sparizioni forzate, gli abusi sessuali, le mutilazioni genitali, il matrimonio precoce o forzato, la violenza domestica, la schiavitù, i delitti d'onore e la discriminazione sessuale; segnala il numero senza precedenti e sempre crescente di vittime di violenza di tipo sessuale e di stupri, anche come arma di guerra;

16. esprime preoccupazione per le pratiche di reclutamento di minori nei gruppi armati e insiste sulla necessità di promuovere politiche a favore del loro disarmo, della loro riabilitazione e della loro reintegrazione;

17. sottolinea che la separazione dai familiari, anche in caso di trattenimento, espone le donne e i minori a rischi maggiori;

18. ricorda che le donne e le giovani non accompagnate, le donne responsabili della famiglia, le gestanti, le persone con disabilità e gli anziani sono particolarmente vulnerabili; sottolinea che le giovani che fuggono dai conflitti e da persecuzioni sono maggiormente esposte al rischio di matrimoni forzati e precoci e gravidanze precoci, di stupri, abusi sessuali e fisici e prostituzione, anche quando hanno raggiunto luoghi considerati sicuri; chiede pertanto una tutela e un'assistenza specializzata durante la loro permanenza dei centri di accoglienza, specialmente in materia sanitaria;

19. raccomanda che le questioni attinenti al genere siano inserite nella politiche in materia di migrazione, anche al fine di prevenire e punire la tratta nonché tutte le altre forme di violenza e discriminazione a danno delle donne; chiede la piena realizzazione, giuridica e di fatto, dell'uguaglianza in quanto elemento centrale nella prevenzione della violenza sulle donne allo scopo di facilitarne l'autonomia e l'indipendenza;

20. esprime preoccupazione per il proliferare delle relazioni e delle testimonianze che mettono in luce l'incremento delle violenze nei confronti dei minori migranti, comprese la tortura e la detenzione, come pure la loro sparizione; evidenzia che, in linea con il parere del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo, la detenzione di minori esclusivamente in base al loro stato di migranti o a quello dei loro genitori rappresenta una violazione dei diritti dei minori e non rientra mai nel loro interesse;

21. ricorda che i minori migranti sono particolarmente vulnerabili, soprattutto se non accompagnati, e hanno diritto a una protezione speciale fondata sull'interesse superiore del minore in conformità delle norme del diritto internazionale; sottolinea la necessità di inserire la questione dei minori non accompagnati nella cooperazione allo sviluppo favorendone l'integrazione nei paesi in si trovano, con particolare riferimento all'accesso all'istruzione e all'assistenza medica, e prevenendo i rischi di violenza, abusi, sfruttamento e incuria;

22. esprime preoccupazione in merito alle difficoltà riscontrate per la registrazione dei minori nati al di fuori del loro paese di origine, che possono comportare un rischio maggiore di apolidia; chiede a tal fine che la loro nascita possa essere registrata a prescindere dallo statuto di migrante dei genitori;

23. sollecita fermamente l'Unione a cooperare strettamente con l'Unicef, l'UN e tutte le organizzazioni e istituzioni internazionali competenti, in modo da compiere ogni sforzo possibile per aumentare la capacità di proteggere i minori migranti e le loro famiglie, a prescindere dalla loro condizione di migranti, lungo tutto il loro percorso, finanziando programmi di protezione, specialmente in materia di istituti d'insegnamento e assistenza medica, fornendo spazi specifici per i minori e un sostegno psicologico, provvedendo all'identificazione dei legami familiari e al raggruppamento dei minori non accompagnati o separati dalle loro famiglie e applicando i principi di non discriminazione, non criminalizzazione, non trattenimento, non respingimento, non applicazione di sanzioni indebite, ricongiungimento familiare, protezione fisica e giuridica e diritto all'identità;

24. rammenta che le reti criminali approfittano dell'assenza di canali legali per la migrazione, dell'instabilità regionale e dei conflitti, nonché della vulnerabilità delle donne, delle giovani e dei minori che tentano di fuggire, sfruttandoli per la tratta e lo sfruttamento sessuale;

25. segnala all'attenzione le tipologie specifiche di violenza e le forme particolari di persecuzioni cui sono esposti i migranti LGBTI; chiede il sostegno all'attivazione di meccanismi specifici di protezione socio-giuridica per i migranti e i richiedenti asilo LGBTI onde garantire che la loro vulnerabilità sia considerata e provvedere a che la loro richiesta di protezione sia esaminata accuratamente, anche in fase di ricorso;

26. ricorda che i diritti economici, sociali e culturali, segnatamente il diritto alla salute, all'istruzione e a un alloggio, sono diritti umani ai quali tutti i migranti, e specialmente i minori, devono poter accedere, a prescindere dalla loro condizione di migranti;

27. è preoccupato per le violazioni del diritto del lavoro e per lo sfruttamento dei migranti; riconosce che l'istruzione, le opportunità di lavoro e il ricongiungimento familiare rappresentano elementi importanti del processo di integrazione; insiste sulla necessità di lottare contro tutte le forme di lavoro forzato dei migranti e condanna, in particolare, ogni forma di sfruttamento dei minori;

28. esprime preoccupazione per le pratiche discriminatorie di cui, troppo spesso, sono vittima determinate minoranze socioculturali, linguistiche e religiose, che contribuiscono alla disparità nell'accesso ai diritti dei migranti;

29. invita i paesi ospitanti a salvaguardare il diritto di accesso alla salute sessuale e riproduttiva delle donne migranti;

30. richiama l'attenzione sulla necessità di impedire la creazione di quartieri isolati per i migranti, promuovendo l'inclusione sociale e l'impiego di tutte le potenzialità offerte dal vivere in società;

31. ritiene che il diritto all'istruzione e il diritto al lavoro favoriscano l'autonomia e l'integrazione dei migranti, al pari del diritto di vivere in famiglia e del ricongiungimento familiare; insiste sull'importanza di garantire la protezione sociale ai lavoratori migranti e alle loro famiglie; osserva che l'integrazione effettiva dei migranti deve avere come base una rigorosa valutazione del mercato del lavoro e del suo potenziale futuro, una migliore difesa dei diritti umani e dei diritti al lavoro dei lavoratori migranti, nonché un dialogo costante con i soggetti operanti nel mercato del lavoro;

32. evidenzia come l'apprendimento della lingua del paese ospitante possa migliorare significativamente la qualità della vita dei migranti, nonché la loro indipendenza economica e culturale, e facilitare anche l'accesso alle informazioni circa i diritti e doveri nella società ospitante; ritiene che l'insegnamento delle lingue debba essere garantito dalle autorità del paese ospitante; raccomanda che i migranti siano associati all'intero processo legato alle decisioni prese in campo sociale e politico;

33. reputa che l'accesso all'occupazione, alla formazione e a uno statuto indipendente sia un fattore essenziale per integrare e rendere autonomi i migranti; chiede che gli sforzi in questo senso siano rafforzati nel caso dei migranti, molto spesso sottorappresentati, al fine di superare gli ostacoli che si frappongono alla loro inclusione e alla loro autonomia;

34. ricorda che gli Stati ospitanti devono promuovere l'emancipazione dei migranti, in particolare delle donne migranti, fornendo loro le conoscenze e le competenze sociali necessarie, segnatamente quelle legate alla formazione professionale e professionalizzante e all'apprendimento delle lingue, da attuare in una logica di inclusione socioculturale;

35. ritiene che tutti i lavoratori debbano ricevere un contratto in una lingua che essi comprendono e che debbano essere protetti dalla sostituzione del contratto; evidenzia che gli accordi bilaterali fra i paesi di origine e quelli di destinazione dovrebbero rafforzare la difesa dei diritti umani;

36. ritiene importante varare politiche nazionali in materia di migrazione coerenti e globali, che tengano conto della dimensione di genere e affrontino ogni fase del processo migratorio, siano coordinate a livello governativo e definite in ampia consultazione con le istituzioni nazionali per la difesa dei diritti umani, il settore privato, le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, la società civile e i migranti stessi, nonché con il sostegno delle organizzazioni internazionali;

37. rammenta che tutti gli individui hanno diritto a condizioni di lavoro sicure e giuste nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori, conformemente alle norme e agli strumenti internazionali in materia di diritti umani e alle convenzioni fondamentali dell'OIL;

38. sottolinea che il lavoro precario, abitualmente riservato ai migranti ‒ in particolare alle donne migranti ‒ nei paesi ospitanti, aumenta la loro condizione di vulnerabilità; rammenta che lo sfruttamento attraverso il lavoro è spesso una conseguenza della tratta o del traffico, ma che può anche prodursi in assenza di questi due reati; esprime preoccupazione per l'impunità di cui godono molti datori di lavoro nei paesi d'accoglienza, pur essendo responsabili della violazione di norme internazionali del diritto del lavoro ai danni dei lavoratori migranti; esprime preoccupazione per il fatto che le legislazioni in materia di diritto del lavoro in taluni paesi consentono prassi in violazione delle norme internazionali; ritiene che la lotta contro lo sfruttamento lavorativo dei migranti debba consistere non solo nel perseguire efficacemente i datori di lavoro che commettono abusi, ma anche nel proteggere le vittime di tale sfruttamento;

39. richiama l'attenzione sulla necessità di riconoscere le qualifiche conseguite dai migranti nei loro paesi di origine al fine di facilitarne l'indipendenza e l'inclusione sociale nei diversi ambiti della società, in particolare nel mercato del lavoro; sottolinea la necessità di riconoscere il diritto di tutti i migranti, compresi quelli che sono in situazione irregolare, di costituire organizzazioni di difesa dei diritti dei lavoratori e di aderirvi, come pure ai sindacati, nonché la necessità di riconoscere siffatte strutture;

40. incoraggia le imprese ad applicare i principi guida delle Nazioni Uniti su imprese e diritti umani in modo da evitare che le loro attività possano avere conseguenze negative sui diritti umani, affrontando tali ripercussioni quando si verificano e cercando di prevenire o mitigare ogni impatto negativo sui diritti umani direttamente collegato alle loro attività;

41. invita l'Unione a proseguire gli sforzi diplomatici concertati con gli Stati Uniti e altri partner internazionali per collaborare attivamente con i paesi terzi onde affrontare l'urgente necessità di una strategia comune per l'attuale sfida posta dalla migrazione globale;

42. invita con urgenza l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a porre in essere tutti gli sforzi concreti necessari a ottenere un impegno efficace ed effettivo dei paesi terzi coinvolti;

43. sottolinea la necessità che l'Unione rafforzi la sua politica estera, portando pace e stabilità nelle aree in cui la guerra e il conflitto innescano enormi flussi migratori verso l'Unione europea;

44. ricorda che l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno il dovere di operare positivamente per eliminare le cause profonde delle crisi che provocano questi massicci fenomeni migratori;

45. chiede un miglioramento delle condizioni umanitarie nei paesi di origine e transito, onde consentire sia alle popolazioni locali che ai rifugiati di vivere in aree più sicure;

46. sollecita le parti in conflitto a porre fine agli attacchi contro i civili, a proteggerli e consentire loro di lasciare le zone interessate dalle violenze in condizioni di sicurezza o di essere assistiti da organizzazioni umanitarie;

47. sottolinea l'impatto dello Stato islamico e della sua evoluzione rispetto all'afflusso massiccio di richiedenti asilo legittimi e di migranti irregolari; riconosce il ruolo fondamentale delle politiche in materia di sicurezza e di lotta al terrorismo nell'affrontare le cause profonde della migrazione;

48. ribadisce la recente dichiarazione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo cui numerosi migranti sono vittima di terrorismo e di gravi violazioni dei diritti umani e dovrebbero pertanto essere trattati di conseguenza;

49. ricorda che i programmi di reinsediamento sotto l'egida dell'UNHCR costituiscono un utile strumento per una gestione ordinata degli arrivi di persone che hanno bisogno di protezione internazionale in molti paesi del mondo; sottolinea che, nella misura in cui il reinsediamento non è praticabile, occorre incoraggiare tutti gli Stati membri a istituire e attuare programmi di ammissione umanitaria, o almeno a creare condizioni tali da consentire ai rifugiati di restare in prossimità del proprio paese di origine;

50. prende atto del fabbisogno crescente e delle persistenti carenze di finanziamenti in materia di aiuto umanitario inviato nei paesi limitrofi della Siria, fattori che hanno indotto il Programma alimentare mondiale a ridurre in particolare le razioni alimentari ai rifugiati; chiede ai paesi membri delle Nazioni Unite, all'Unione europea e ai suoi Stati membri di onorare come mimino i rispettivi impegni finanziari; sottolinea l'importanza di concentrare l'aiuto ai rifugiati in questi paesi sulla distribuzione di mezzi di sussistenza, sulla loro sicurezza, sul loro accesso ai diritti fondamentali, segnatamente l'accesso alla sanità e all'istruzione, in stretta cooperazione con l'UNHCR, il Programma alimentare mondiale e gli organismi competenti;

51. segnala che la migrazione e lo sviluppo sono interconnessi e che la cooperazione allo sviluppo nel settore dell'istruzione, della sanità, del diritto del lavoro, della riduzione della povertà, dei diritti umani, della democratizzazione e della ricostruzione dopo un conflitto nonché la lotta contro le disuguaglianze, le conseguenze dei cambiamenti climatici e la corruzione sono fattori essenziali per evitare migrazioni forzate; osserva che l'accaparramento dei terreni e delle risorse può comportare ripercussioni notevoli sulle crisi umanitarie e che le crisi sociali, politiche e umanitarie possono indurre le persone a migrare; rileva che, a livello mondiale, la migrazione è ritenuta uno strumento poderoso a favore di uno sviluppo sostenibile e inclusivo;

52. invita l'Unione e la comunità internazionale a individuare le azioni specifiche che i governi possono adottare per amplificare il potenziale della migrazione legale come fattore di sviluppo; sottolinea che occorrono una leadership politica e un forte sostegno, specialmente nei paesi di destinazione, per combattere la xenofobia e facilitare l'integrazione sociale dei migranti;

53. ritiene che la migrazione forzata abbia radici profonde (in particolare ragioni di carattere economico, politico, sociale e ambientale); ritiene che l'aiuto allo sviluppo debba affrontare tali radici profonde, migliorando lo sviluppo di capacità, sostenendo la risoluzione dei conflitti e promuovendo il rispetto dei diritti umani; sottolinea che tali cause sono legate alla proliferazione dei conflitti e delle guerre, alle violazioni dei diritti umani e alla mancanza di una buona governance;

54. ribadisce l'importanza di garantire una governance della migrazione che si realizzi attraverso la cooperazione regionale e locale e la partecipazione della società civile;

Approccio basato sul rispetto dei diritti umani

55. sollecita tutti i soggetti coinvolti nell'elaborazione delle politiche e nel processo decisionale in materia di asilo e migrazione a non consentire che le definizioni di migranti e rifugiati vengano equiparate; rammenta la necessità di dedicare particolare attenzione ai rifugiati che fuggono da conflitti o persecuzioni e pertanto fruiscono del diritto di asilo in quanto non possono fare ritorno nel loro paese di origine; evidenzia che la maggior parte dei rifugiati trovano scampo in paesi e regioni vicini al loro paese di origine; ritiene pertanto che debbano rientrare in un approccio globale nel contesto della politica esterna dell'Unione;

56. chiede agli Stati di ratificare tutte le convenzioni e i trattati internazionali relativi ai diritti umani e di applicare le norme relative ai diritti dei migranti figuranti in una serie di strumenti giuridici, tra cui i principali strumenti internazionali relativi ai diritti umani e gli altri strumenti che riguardano temi legati alla migrazione, come la Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 relativa allo status dei rifugiati e i relativi protocolli e la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei loro familiari; considera, a tale proposito, che la mancata ratifica di quest'ultima convenzione pregiudichi le politiche dell'Unione in materia di diritti umani e il suo dichiarato impegno per l'indivisibilità di detti diritti;

57. segnala che l'apertura di canali sicuri e legali di migrazione rappresenta il mezzo migliore per prevenire il traffico e la tratta di esseri umani e che le strategie per lo sviluppo devono riconoscere la migrazione e la mobilità come motori di sviluppo sia del paese ospitante che del paese di origine attraverso le rimesse economiche e gli investimenti; invita pertanto l'Unione e i paesi terzi più sviluppati a cooperare per aprire canali legali di migrazione ispirandosi alle migliori prassi di alcuni Stati, in particolare al fine di favorire il ricongiungimento familiare e la mobilità, anche per ragioni economiche, a tutti i livelli di competenza, anche per i migranti meno qualificati, al fine di lottare contro il lavoro sommerso;

58. si compiace delle disposizioni specifiche riguardanti i migranti, i richiedenti asilo, gli sfollati e gli apolidi figuranti nello Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) 2014-2020; chiede alla Commissione di continuare a considerare la promozione dei diritti dei migranti una questione prioritaria nell'esame intermedio dello strumento per i diritti umani nel 2017-18; invita il SEAE e gli Stati membri a onorare gli impegni presi nel quadro del Piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia adottato a luglio 2015 e a includere e migliorare le garanzie per i diritti umani in tutti gli accordi, processi e programmi legati alla migrazione con i paesi terzi; osserva che tutti gli accordi e i programmi dovrebbero inoltre essere accompagnati, nella misura del possibile, da una valutazione indipendente in materia di diritti umani ed essere sottoposti a valutazioni periodiche; raccomanda l'ideazione e la realizzazione di campagne di comunicazione e di sensibilizzazione sulle opportunità che la migrazione e i migranti possono apportare alla società, sia nei paesi d'origine che nei paesi ospitanti; rammenta, a tale riguardo, che l'EIDHR dovrebbe continuare a finanziare programmi volti a rafforzare la lotta contro il razzismo, la discriminazione, la xenofobia e le altre forme di intolleranza, compresa l'intolleranza religiosa;

59. chiede all'Unione di adottare orientamenti specifici in materia di diritti dei migranti come integrazione degli orientamenti sui diritti umani e di effettuare, in tale contesto, studi di impatto e definire meccanismi di monitoraggio delle politiche in materia di sviluppo e migrazione al fine di garantire l'efficienza delle politiche pubbliche relative ai migranti; sottolinea l'importanza di inserire il rispetto dei diritti umani in tutte le politiche connesse alla migrazione nelle relazioni esterne dell'Unione, con riferimento specifico agli affari esteri, allo sviluppo e agli aiuti umanitari; rammenta la necessità di rispettare i diritti umani in tutte le politiche esterne dell'Unione, segnatamente in quelle in materia di commercio, sviluppo, ambiente e migrazione, di perseguire gli obiettivi di cui all'articolo 21 del trattato sull'Unione europea e di attuare le clausole relative ai diritti umani in tutti gli accordi dell'Unione, anche di tipo commerciale; chiede pertanto che la cooperazione con i paesi terzi in materia di migrazione sia affiancata dalla valutazione dei sistemi di aiuto ai migranti e ai richiedenti asilo di tali paesi, nonché del sostegno che tali paesi offrono ai rifugiati e della loro capacità e volontà di contrastare il traffico e la tratta di esseri umani; invita l'UE e i suoi Stati membri ad avvicinarsi a paesi che, come il Canada, attuano politiche efficaci di reinsediamento; sottolinea che nessuna politica in tale ambito deve essere attuata a detrimento delle politiche di aiuto allo sviluppo;

60. incoraggia l'inserimento della libertà di movimento e del diritto all'istruzione, alla salute e al lavoro fra le priorità tematiche negli strumenti di finanziamento in materia di cooperazione esterna dell'Unione e invita a sostenere i paesi in via di sviluppo affinché possano adottare politiche a lungo termine intese al rispetto di tali diritti; invita la Commissione e il SEAE e dedicare una particolare attenzione ai diritti dei migranti nel contesto delle strategie per paese in materia di diritti dell'uomo;

61. auspica che i diritti dei migranti e dei rifugiati siano iscritti, come punto distinto, all'ordine del giorno dei dialoghi dell'Unione con i paesi terzi pertinenti e che sia attribuita la priorità al finanziamento europeo di progetti destinati alla protezione delle persone vulnerabili e delle ONG, dei difensori dei diritti umani, dei giornalisti e degli avvocati impegnati nella difesa dei diritti dei migranti;

62. invita, al riguardo, i paesi in questione ad assicurare l'accesso di osservatori indipendenti, di ONG e di istituzioni e organizzazioni nazionali e internazionali nonché di mezzi di informazione in tutti i centri di accoglienza e di detenzione dei migranti; incoraggia le delegazioni dell'UE e le ambasciate degli Stati membri, unitamente alle delegazioni del Parlamento europeo in visita, a monitorare la situazione dei migranti in questi centri e a intervenire presso le autorità nazionali sulla questione, al fine di garantire il rispetto dei diritti dei migranti e la trasparenza nei confronti dell'opinione pubblica;

63. afferma che i trafficanti di esseri umani vendono un'immagine distorta a molti rifugiati; ribadisce l'importanza di combattere la tratta di esseri umani, porre fine al flusso di denaro e smantellare le reti, poiché ciò avrà un effetto positivo sulla situazione dei diritti umani dei rifugiati nei paesi terzi, che tentano di sfuggire alla guerra e al terrore;

64. si esprime a favore di una stretta cooperazione in materia di difesa dei diritti dei migranti con le organizzazioni internazionali competenti e le altre istituzioni e organizzazioni attive nella gestione delle migrazioni, specialmente nei paesi più colpiti, al fine di sostenerle nell'accoglienza dei migranti nella dignità e nel rispetto dei loro diritti;

65. evidenzia la necessità di rafforzare la cooperazione con tali organizzazioni per la prevenzione del traffico di migranti e della tratta di esseri umani, potenziando la formazione, le azioni di consolidamento delle capacità e i meccanismi di scambio delle informazioni, anche mediante una valutazione dell'impatto delle reti di "funzionari di collegamento incaricati dell'immigrazione" e la cooperazione da esse istituita con i paesi terzi, favorendo la cooperazione in materia penale e incoraggiando la ratifica dei protocolli di Palermo in tale ambito, al fine di favorire la cooperazione in campo penale, identificare i sospetti e fornire sostegno alle indagini giudiziarie in cooperazione con le autorità nazionali;

66. chiede che il Parlamento europeo sia maggiormente coinvolto nell'attuazione di un approccio trasversale ai diritti umani nelle politiche migratorie e che le relative questioni figurino nella relazione annuale dell'Unione sui diritti umani e la democrazia nel mondo, anche nella sezione relativa all'approccio paese per paese; chiede un controllo parlamentare più rigoroso sugli accordi di lavoro stipulati con paesi terzi e su altre attività di cooperazione esterna delle agenzie europee competenti; chiede che siano tenute in maggior conto le relazioni di esperti e i dati raccolti dall'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo sui paesi di origine dei rifugiati;

67. riconosce il ruolo e i contributi della società civile nel contesto del dialogo politico; sottolinea l'importanza di consultare la società civile riguardo a tutte le politiche esterne dell'Unione, riservando particolare attenzione alla piena partecipazione, alla trasparenza e alla diffusione adeguata delle informazioni sulle politiche e sui processi relativi alla migrazione; rammenta la necessità di rafforzare la partecipazione delle donne alla risoluzione dei conflitti ai livelli decisionali e la necessità di coinvolgere le donne rifugiate, sfollate e migranti in maniera più adeguata nelle decisioni che le riguardano; invita la Commissione e il SEAE a potenziare la capacità delle istituzioni nazionali per i diritti umani nei paesi terzi affinché possano intensificare gli sforzi in materia di protezione dei diritti dei migranti e di lotta contro i trattamenti disumani e degradanti, nonché contro l'incitazione all'odio contro i migranti, come indicato nella dichiarazione di Belgrado adottata da 32 difensori civici e istituzioni nazionali per i diritti umani;

68. invita i paesi ospitanti ad attribuire una maggiore importanza alle associazioni di migranti, le quali dovrebbero essere coinvolte direttamente nei programmi di sviluppo in seno alle comunità;

69. invita gli Stati membri a rispettare l'impegno di destinare lo 0,7% del loro reddito nazionale lordo (RNL) all'aiuto pubblico allo sviluppo; ribadisce che tale aiuto non deve essere subordinato alla cooperazione in materia di migrazione e chiede all'UE e ai suoi Stati membri di non includere negli aiuti allo sviluppo i finanziamenti utilizzati per l'accoglienza dei rifugiati, anche sul proprio territorio;

70. sottolinea che i programmi di aiuto allo sviluppo non dovrebbero essere utilizzati puramente a fini di gestione della migrazione e delle frontiere; insiste affinché i progetti di sviluppo dell'Unione destinati ai migranti e ai richiedenti asilo rispettino il principio di "non lasciare nessuno indietro", privilegiando l'accesso ai servizi sociali di base, in particolare la sanità e l'istruzione, e accordando una particolare attenzione alle persone e ai gruppi vulnerabili, quali le donne, i bambini, le minoranze e le popolazioni autoctone, le persone LGBT e le persone con disabilità;

71. rileva gli aspetti positivi della migrazione per lo sviluppo dei paesi di origine dei migranti, quali le rimesse di denaro dei migranti, le quali possono contribuire in maniera rilevante allo sviluppo delle famiglie e delle collettività; invita, al riguardo, gli Stati a ridurre i costi dei trasferimenti di denaro;

72. chiede all'Unione e agli Stati membri di assicurare una coerenza efficiente ed efficace delle politiche per lo sviluppo e di dare priorità al rispetto dei diritti umani nella politica migratoria nei confronti dei paesi terzi;

73. sollecita l'Unione a integrare la dimensione della migrazione nel quadro post-Cotonou, che definirà le future relazioni tra l'Unione e i paesi ACP; prende atto che un maggior coinvolgimento dei paesi terzi nella concezione e nella negoziazione degli strumenti del Global Approach to Migration and Mobility (GAMM) accrescerebbe la dimensione di "partenariato" di tali strumenti, migliorandone la titolarità a livello locale e l'efficacia;

74. chiede l'alleviamento del debito dei paesi colpiti da povertà, al fine di aiutarli a sviluppare politiche pubbliche che garantiscano il rispetto dei diritti umani; insiste sul fatto che le soluzioni sostenibili al problema del debito, tra cui norme per la concessione e l'accensione responsabile dei prestiti, devono essere facilitate attraverso un quadro giuridico multilaterale per i processi di ristrutturazione del debito sovrano allo scopo di alleviare l'onere del debito ed evitare un indebitamento insostenibile, in modo da creare le condizioni per la tutela dei diritti umani a lungo termine;

75. accoglie con favore l'integrazione della migrazione negli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), segnatamente nell'OSS 10, che definisce il quadro della politica globale di sviluppo fino al 2030; ricorda che gli Stati si sono impegnati a cooperare a livello internazionale per garantire una migrazione sicura, ordinata e regolare, nel pieno rispetto dei diritti umani, e il trattamento umano dei migranti ‒ a prescindere dalla loro condizione di migranti ‒ nonché dei rifugiati e degli sfollati; prende atto che lo sfollamento forzato non è soltanto una questione umanitaria, ma anche una sfida in termini di sviluppo, e che occorrerebbe pertanto un migliore coordinamento tra gli attori umanitari e dello sviluppo; ritiene che l'attuazione degli OSS sia un'opportunità per rafforzare un approccio basato sui diritti nelle politiche di asilo e di migrazione e introdurre orientamenti concernenti la migrazione nelle strategie di sviluppo; invita la comunità internazionale ad adottare indicatori misurabili degli OSS relativi alla migrazione e a raccogliere e pubblicare dati disaggregati sull'accesso dei migranti a un lavoro dignitoso, all'assistenza sanitaria e all'istruzione, in particolare nei paesi di destinazione in via di sviluppo, al fine di migliorare la governance della migrazione;

76. insiste sulla necessità che l'Unione e i suoi Stati membri sostengano i paesi meno avanzati nell'ambito della lotta al cambiamento climatico, onde evitare l'aggravamento delle condizioni di miseria nei paesi in questione e l'aumento massiccio del numero di sfollati ambientali;

77. chiede all'Unione di partecipare attivamente al dibattito sul termine "rifugiati climatici", nonché all'eventuale elaborazione di una definizione ai sensi del diritto internazionale;

78. sottolinea l'importanza di coordinare più efficacemente e valutare l'attuazione, l'impatto e la conseguente continuità dei diversi strumenti di finanziamento disponibili a livello dell'Unione europea a favore di paesi terzi in materia di migrazione, concernenti diversi settori, come la politica della migrazione, la cooperazione per lo sviluppo internazionale, la politica estera, la politica di vicinato o l'appoggio umanitario e che, tra il 2004 e il 2014, hanno mobilitato più di 1 miliardo di euro per oltre 400 progetti;

79. sottolinea l'impatto degli strumenti di cooperazione dell'Unione nel campo dell'immigrazione, dell'asilo e della difesa dei diritti umani; prende atto della creazione del fondo fiduciario di emergenza per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa; chiede una valutazione e un monitoraggio del fondo nonché degli accordi analoghi, come la dichiarazione UE-Turchia e i processi di Khartoum e Rabat;

80. sottolinea che gli accordi con i paesi terzi dovrebbero concentrare gli aiuti sul superamento delle crisi sociali, economiche e politiche all'origine della migrazione;

81. sottolinea l'importanza di una maggiore cooperazione dell'Unione con i paesi terzi nell'ambito degli strumenti del GAMM, al fine di rafforzare il coordinamento di tali strumenti, la loro efficacia e il loro contributo alle sfide migratorie;

82. ritiene necessario migliorare la coerenza dell'approccio globale in materia di migrazione e mobilità, integrare meccanismi rigorosi di monitoraggio e controllo del rispetto dei diritti umani in tutti gli accordi esterni nonché considerare prioritari i progetti che migliorano i diritti umani dei migranti sia nei paesi di origine che nei paesi di transito;

83. incoraggia l'Unione a firmare partenariati per la mobilità con i suoi partner più vicini;

84. chiede alla Commissione e agli Stati membri di prevedere politiche di rimpatrio dei migranti solo verso paesi di origine in cui essi possano essere accolti in totale sicurezza e nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali e procedurali e chiede, in proposito, di privilegiare il rimpatrio volontario a quello forzato; sostiene la necessità che gli accordi di riammissione conclusi con i paesi terzi contengano clausole di salvaguardia per garantire che i migranti che ritornano nei propri paesi non debbano subire violazioni dei loro diritti umani, né il rischio di persecuzioni; riconosce l'importanza delle valutazioni periodiche al fine di escludere da tali accordi i paesi che non rispettano le norme internazionali in materia di diritti umani;

85. esige azioni volte a contrastare le reti dell'immigrazione clandestina e a fermare la tratta di esseri umani; chiede che siano predisposti canali legali e sicuri, anche tramite corridoi umanitari, per le persone che cercano una protezione internazionale; richiede che siano predisposti programmi permanenti e obbligatori di reinsediamento e che siano concessi visti umanitari a quanti fuggono dalle zone di conflitto, anche al fine di avere la possibilità di entrare in paesi terzi per presentarvi la domanda di asilo; chiede che sia predisposto un maggior numero di canali legali e siano elaborate norme generali per disciplinare l'ingresso e il soggiorno, al fine di consentire ai migranti di lavorare e cercare un posto di lavoro;

86. insiste sulla necessità di creare e applicare meglio i meccanismi di protezione dei migranti in transito e in situazioni di emergenza ai confini dell'UE;

87. accoglie con favore le operazioni contro i trafficanti di esseri umani e sostiene il rafforzamento della gestione dei confini esterni dell'Unione; sottolinea la necessità di un'azione rapida e di una tabella di marcia concreta, globale e a lungo termine, che preveda la cooperazione con i paesi terzi per contrastare le reti di trafficanti di migranti facenti capo alla criminalità organizzata;

88. sottolinea che il traffico dei migranti è legato alla tratta degli esseri umani e costituisce una grave violazione dei diritti umani; rammenta che il lancio di missioni come l'EURONAVFOR MED rappresenta uno strumento concreto di lotta contro il traffico di migranti; invita l'Unione a proseguire e a intensificare questo tipo di operazioni;

89. reputa necessario riflettere sul rafforzamento della sicurezza e della politica delle frontiere, nonché sulle possibili soluzioni per migliorare il ruolo futuro di Frontex e dell'EASO; lancia un appello alla solidarietà e all'impegno sotto forma di contributi sufficienti ai bilanci e alle attività di tali agenzie;

90. sottolinea la necessità di migliorare il funzionamento dei punti di crisi ("hot spot") e d'ingresso alle frontiere esterne dell'Unione;

91. chiede all'Unione di integrare la protezione dei dati negli accordi di condivisione e di scambio di informazioni alle frontiere e sulle rotte migratorie;

92. chiede all'Unione e ai paesi di accoglienza di creare strumenti efficaci per il coordinamento e l'allineamento dei flussi di informazioni, la raccolta, le verifiche incrociate e l'analisi dei dati;

93. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alle Nazioni Unite, al Consiglio d'Europa, all'Unione africana, all'Organizzazione degli Stati americani e alla Lega degli Stati arabi.

____________________________________________________
(1) http://www.un.org/en/universal-declaration-human-rights/
(2) http://www.unhcr.org/3b66c2aa10.html
(3) https://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%20999/volume-999-I-14668-English.pdf
(4) http://www.ohchr.org/EN/ProfessionalInterest/Pages/CESCR.aspx
(5) http://www.unhcr.org/3bbb25729.html
(6) http://www.unhcr.org/3bbb286d8.html
(7) http://www.ohchr.org/EN/ProfessionalInterest/Pages/CERD.aspx
(8) http://www.un.org/womenwatch/daw/cedaw/cedaw.htm
(9) http://www.ohchr.org/en/ProfessionalInterest/pages/cat.aspx
(10) http://www.ohchr.org/en/professionalinterest/pages/crc.aspx
(11) http://www.ohchr.org/english/bodies/cmw/cmw.htm
(12) http://www.ohchr.org/EN/HRBodies/CED/Pages/ConventionCED.as
(13) http://www.un.org/disabilities/convention/conventionfull.shtml
(14) http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/70/259&referer=/english/&Lang=F
(15) http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/ 69/167&referer=/english/&Lang=F
(16) "Banking on mobility over a generation: follow-up to the regional study on the management of the external borders of the European Union and its impact on the human rights of migrants", ("Contare sulla mobilità per tutta una generazione: follow-up dello studio regionale sulla gestione delle frontiere esterne dell'Unione europea e il suo impatto sui diritti umani dei migranti") 8 maggio 2015, disponibile, con riferimento A/HRC/29/36, presso: http://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/RegularSessions/Session29/Pages/ListReports.aspx "Studio regionale: gestione delle frontiere esterne dell'Unione europea e impatto sui diritti umani dei migranti", 24 aprile 2013, disponibile presso: http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/RegularSession/Session23/A-HRC-23-46_fr.pdf
(17) Quali elaborati dall'Institute for Human Rights and Business nel dicembre 2012, disponibili al link http://www.dhaka-principles.org/
(18) https://ec.europa.eu/europeaid/sites/devco/files/commission-decision-2015-7293-20151020_en.pdf
(19) http://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-22-2015-INIT/fr/pdf
(20) www.consilium.europa.eu/fr/meetings/european-council/2015/10/15-euco-conclusions/
(21) http://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-10897-2015-INIT/it/pdf
(22) http://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-13880-2015-INIT/it/pdf
(23) http://www.consilium.europa.eu/fr/press/press-releases/2015/11/12-valletta-final-docs/
(24) GU C 294 del 12.8.2016, pag. 18.
(25) GU C 346 del 21.9.2016, pag. 47.
(26) Testi approvati, P8_TA(2016)0102.
(27) Testi approvati, P8_TA(2015)0312.
(28) Testi approvati, P8_TA(2016)0073.
(29) Testi approvati, P8_TA(2016)0300.
(30) http://apum.parlement.ma/Future_Meetings/Docs/IISummit-of-Speakers_Lisbon-11MAY2015/DeclaracaoCimeira_EN.pdf
(31) Testi approvati, P8_TA(2015)0470.
(32) GU C 179 del 18.5.2016, pag. 40.
(33) UN International Migration Report 2015, disponibile al link http://www.un.org/en/development/desa/population/migration/publications/migrationreport/docs/MigrationReport2015_Highlights.pdf
(34) Articolo 13, paragrafo 2, della Dichiarazione universale dei diritti umani.