Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 15 Aprile 2005

Varie 13 settembre 2004

Consiglio dell’Unione europea. “Relazione annuale dell’Unione europea sui diritti dell’uomo”, del 13 settembre 2004 (estratto)

(Omissis)

3.1.2. RAZZISMO, XENOFOBIA E ANTISEMITISMO

L’Unione europea è fermamente impegnata a combattere il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’antisemitismo in tutte le loro forme.

(Omissis)

In risposta alle crescenti preoccupazioni in materia di antisemitismo nell’UE, il presidente Prodi ha organizzato un seminario ad alto livello il 19 febbraio 2004: l’Europa contro l’antisemitismo, per un’Unione delle diversità. Durante la conferenza, Romano Prodi, presidente della Commissione europea, Joschka Fischer, ministro degli esteri della Germania, Elle Wiesel, premio Nobel per la pace 1986, e Nathan Sharanski, ministro israeliano per la diaspora, tra gli altri, hanno parlato a rappresentanti di Stati, organizzazioni religiose, ONG e al pubblico in generale. La conferenza è stata organizzata dal Congresso ebraico europeo, dalla Conferenza dei rabbini europei e dalla Commissione europea.
L’UE esprime serie preoccupazioni per le nuove forme ed espressioni dell’antisemitismo che, unitamente ad altre forme di intolleranza, quali incidenti antiislamici e le molteplici forme di discriminazione, ad esempio nei confronti delle donne, minacciano la democrazia. L’UE apprezza le iniziative dell’OSCE in questo settore – la decisione sulla tolleranza e la non discriminazione del Consiglio ministeriale dell’OSCE tenutosi a Maastricht il 2 dicembre 2003 e la dichiarazione di Berlino dell’aprile 2004 – con cui si condannano tutte le manifestazioni di antisemitismo e tutti gli altri atti di intolleranza, incitamento, molestie o violenza nei confronti di persone o comunità, basati sull’origine etnica o sulle convinzioni religiose, ovunque essi si verifichino. L’UE sostiene l’approvazione della dichiarazione di Berlino da parte del Consiglio ministeriale dell’OSCE (Sofia, dicembre 2004) e l’iniziativa dell’OSCE volta a organizzare tre conferenze nel corso del 2004 per discutere ulteriori mezzi che consentano di intensificare gli sforzi dell’OSCE e degli Stati partecipanti per promuovere la tolleranza e la non discriminazione.

(Omissis)

4.1.3. DIALOGHI IN MATERIA DI DIRITTI UMANI CON LA CINA E L’IRAN

(Omissis)

Nelle conclusioni del Consiglio del gennaio 2001 viene ribadito che l’obiettivo generale perseguito dall’Unione europea è quello di una Cina stabile e prospera, fondata sullo stato di diritto e sul rispetto dei principi democratici e dei diritti dell’uomo e che il dialogo, nonché le azioni concrete svolte dall’Unione, si collocano in tale contesto. Nelle conclusioni del Consiglio sono inoltre definiti i settori specifici in cui l’Unione europea intende compiere progressi attraverso il processo del dialogo, in particolare:

(Omissis)

– rispetto dei diritti fondamentali di tutte le persone detenute, comprese quelle arrestate a causa della loro appartenenza all’opposizione politica, ai movimenti religiosi non ufficiali o ad altri movimenti; progressi nell’accesso ai detenuti nelle prigioni in Cina, anche nelle regioni autonome;

(Omissis)

– esercizio senza ostacoli della libertà religiosa e di convinzione, sia in pubblico che in privato;

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– rispetto dei diritti culturali e delle libertà religiose nel Tibet e nello Xinjiang; accesso di una delegazione indipendente al giovane Panchen Lama.

(Omissis)

Il sedicesimo ciclo del dialogo UE-Cina in materia di diritti umani ha avuto luogo a Pechino il 13 e 14 novembre 2003, mentre il diciassettesimo ciclo si è svolto a Dublino il 26 e 27 febbraio 2004. Entrambe le riunioni hanno costituito un’occasione per la Troika UE di ribadire le preoccupazioni circa la pena di morte, la tortura, la libertà di espressione, associazione e religione e i diritti delle minoranze.

(Omissis)

La Cina ha inoltre annunciato le visite previste dei relatori speciali dell’ONU sulla tortura e sulla libertà di culto e della presidenza del Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria. Tuttavia, la Cina ha ora rinviato le visite dei relatori. Durante i due cicli di dialogo l’UE ha sollevato i casi di numerosi prigionieri di coscienza, trasmettendo un elenco al quale la parte cinese ha risposto anche per iscritto.

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4.2.3. CONFERENZE INTERNAZIONALI

Conferenza di Riyadh: i diritti umani in pace e in guerra

La conferenza sui diritti umani in pace e in guerra è stata organizzata dalla Società della Mezzaluna Rossa saudita come risposta nazionale all’impegno a livello mondiale per sviluppare, promuovere e applicare i principi del diritto internazionale dei diritti umani in tempo di guerra e di pace. La conferenza si è tenuta a Riyadh il 14 e 15 ottobre 2003 con il patrocinio dei ministeri sauditi degli affari esteri, dell’interno e della giustizia; è stata la prima conferenza in Arabia Saudita su questioni riguardanti i diritti umani.
Il comitato organizzatore della conferenza ha esteso l’invito a varie organizzazioni religiose saudite, nonché a diverse organizzazioni e istituzioni nel campo dei diritti umani a livello locale, regionale e internazionale.

(Omissis)

La conferenza si è conclusa con l’adozione della dichiarazione di Riyad sui diritti umani pace e in guerra, che sottolinea, tra l’altro, il rispetto della vita e della dignità umana, l’interdipendenza tra diritti e doveri dell’uomo, il carattere criminale della privazione illegittima della libertà umana e degli attentati contro la proprietà pubblica e privata, il divieto della coercizione in campo religioso, l’inconciliabilità tra terrorismo, estremismo e fondamentalismo e i valori dell’Islam, le leggi divine eterne e la natura umana, il rispetto dell’unità della famiglia umana, la giustizia, la pace e la conoscenza reciproca finalizzata allo scambio di sapere e alla coesistenza, la lotta al terrorismo e alle violazioni del principio di giustizia, la lotta contro gli attentati ai valori della pace giusta nel mondo, il rispetto dei diritti dei popoli, in particolare quello dell’autodeterminazione, la lotta contro la povertà, le malattie, l’ignoranza e l’analfabetismo, la tossicodipendenza, la prostituzione e la degenerazione della famiglia, nonché il dialogo tra culture e civiltà e il rispetto della diversità culturale e delle specificità culturali delle comunità. L’UE ha accolto con favore l’iniziativa della conferenza, pur non condividendo tutte le conclusioni di quest’ultima quale passo per rendere la questione dei diritti umani un tema aperto alla discussione.

4.2.4. IL CONSIGLIO D’EUROPA

(Omissis)

L’UE riconosce inoltre l’importante ruolo svolto dal Consiglio d’Europa nella promozione e nello sviluppo del dialogo interculturale e interreligioso all’interno e all’esterno del continente europeo, attraverso il quale contribuisce ad accrescere la fiducia e la comprensione reciproca a livello internazionale, che rappresentano la base necessaria per affrontare il problema del terrorismo alla radice.

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4.2.4. L’UE E L’OSCE

(Omissis)

Nella riunione supplementare nel quadro della dimensione umana sul tema della libertà di religione e di credo (Vienna, 17 e 18 luglio 2003), l’UE ha partecipato all’elaborazione delle raccomandazioni formulate durante la riunione. In particolare, si raccomanda agli Stati OSCE di agevolare l’esercizio del diritto alla libertà di religione anziché controllare o limitare le manifestazioni di fede religiosa. Il diritto alla libertà di religione dovrebbe essere limitato solo in casi giustificati, stabiliti dalla legge. Si raccomanda agli Stati OSCE di incoraggiare il dialogo, indagare approfonditamente e punire le manifestazioni di intolleranza, promuovere la cultura della tolleranza a livello locale e assicurare che tutte le religioni abbiano uguale accesso ai mezzi di comunicazione. Gli Stati OSCE dovrebbero trattare tutte le religioni imparzialmente, su base di parità.
L’UE annette particolare importanza alla riunione annuale dell’OSCE sull’attuazione delle questioni relative alla dimensione umana (Varsavia, dal 6 al 17 ottobre 2003), che tradizionalmente passa in rassegna tutte le attività dell’organizzazione in questo campo. Sulla base di una decisione del Consiglio dei ministri dell’OSCE, si è prestata particolare attenzione tra l’altro alle seguenti questioni:
– prevenzione della discriminazione, del razzismo, della xenofobia e dell’antisemitismo;

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4.3.2. DIRITTI CIVILI E POLITICI

I diritti civili e politici, tra cui la libertà di pensiero, di coscienza e di religione, la libertà di espressione, la libertà dalla discriminazione, la libertà dalla tortura dalle sparizioni forzate e dalla detenzione arbitraria consolidano la forza e la diversità delle società democratiche.

(Omissis)

L’UE ha continuato a sostenere e a promuovere la libertà di pensiero, di coscienza e di religione attraverso il mondo, condannando le violazioni di tale diritto. Per la prima volta quest’anno è stata presentata dall’UE la risoluzione sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza religiosa. La risoluzione è passata senza votazione, un segnale dei membri della CHR circa l’importanza di questo diritto civile e politico. Nonostante ciò i principi fissati all’articolo 18 del patto internazionale relativo ai diritti civili e politici hanno tuttavia continuato a subire forti e, in alcuni settori, prolungati attacchi. Durante l’anno l’UE ha preso iniziative nei confronti di vari Stati, tra cui Pakistan, Turchia e Cina, a causa di preoccupazioni circa la libertà religiosa.

4.3.11. DIRITTI UMANI DELLE DONNE

(Omissis)

Una nuova risoluzione su “Eliminazione della violenza domestica contro le donne”, proposta dai Paesi Bassi, rappresenta un costruttivo passo in avanti.

(Omissis)

Un punto forte della risoluzione consiste nell’affermare che gli Stati non dovrebbero “invocare usi, tradizioni o considerazioni religiose per eludere i loro obblighi in materia di lotta alla violenza contro le donne”, punto che, negli anni scorsi, aveva impedito di raggiungere un consenso nella Commissione sulla condizione femminile.

4.3.13. PERSONE APPARTENENTI ALLE MINORANZE

Nell’ambito dell’ONU l’UE segue con grande interesse le attività del gruppo di lavoro sulle minoranze, che ogni anno riceve l’incarico di riesaminare l’attuazione della dichiarazione del 1992 sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, etniche, religiose o linguistiche, nonché di esplorare le possibili soluzioni dei problemi che interessano le minoranze. I primi dieci anni di lavoro del gruppo hanno messo in chiara evidenza una vasta gamma di violazioni dei diritti umani contro persone appartenenti a minoranze. In varie sedi ONU è stato recentemente avviato un dibattito approfondito riguardo alle possibilità e agli strumenti per rafforzare il sistema dei diritti umani dell’ONU ai fini della protezione delle persone appartenenti alle minoranze.
Alla 58a sessione dell’Assemblea generale (terzo comitato) l’Austria ha presentato una risoluzione sulla “Promozione efficace della dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, etniche, religiose o linguistiche”. La risoluzione, adottata per consenso, incoraggia gli Stati, nel follow-up della Conferenza mondiale contro il razzismo, ad includere aspetti relativi alle minoranze nei loro piani d’azione nazionali e, in tale contesto, a tener conto delle discriminazioni multiple. Essa esorta inoltre il gruppo di lavoro sulle minoranze ad attuare pienamente il suo mandato con il coinvolgimento di un’ampia gamma di partecipanti, raccomandando tra l’altro, le nuove misure necessarie per la promozione e la protezione dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze.
Alla 60a sessione della commissione dei diritti dell’uomo dell’ONU l’Austria ha presentato una risoluzione sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose o linguistiche, che chiede all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani di esaminare le opzioni disponibili al fine di individuare prontamente le questioni relative alle minoranze e le misure pertinenti mediante la raccolta dei pareri degli Stati, dei settori pertinenti del sistema ONU, e delle organizzazioni intergovernative e non governative a livello regionale e internazionale circa le loro analisi delle attività del gruppo di lavoro e dei risultati raggiunti, tenendo conto delle raccomandazioni del gruppo e delle proposte figuranti nella relazione dell’Alto Commissario. La risoluzione ha accolto con favore gli sforzi del gruppo di riesaminare le sue attività e i risultati dei suoi lavori relativi alla pronta individuazione delle questioni relative alle minoranze ed ha preso atto della raccomandazione del gruppo riguardo all’eventuale introduzione di una procedura speciale per le questioni relative alle minoranze. La risoluzione è stata adottata senza votazione.

(Omissis)

4.4.1. EUROPA

(Omissis)

Alla commissione dei diritti dell’uomo l’UE ha presentato per la seconda volta una risoluzione sul Turkmenistan – cui hanno aderito anche gli Stati Uniti – in cui si esprime grave preoccupazione, tra l’altro, per il persistere di una politica di governo basata sulla repressione di tutte le attività di opposizione politica, sugli abusi del sistema giudiziario attraverso la detenzione arbitraria, la carcerazione e la sorveglianza delle persone che cercano di esercitare le libertà di pensiero, espressione, riunione ed associazione e le vessazioni nei confronti delle loro famiglie, nonché le restrizioni all’esercizio della libertà di pensiero, coscienza, religione e credo, comprese vessazioni e persecuzioni di membri di gruppi religiosi indipendenti e l’uso discriminatorio delle procedure di registrazione per tali gruppi.

(Omissis)

La risoluzione, adottata mediante votazione (25 voti a favore, 11 contrari, 17 astensioni), esorta il governo del Turkmenistan ad assicurare il pieno rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali nella loro totalità, in particolare la libertà di espressione, di religione, di associazione e di riunione, il diritto ad un processo equo da parte di un giudice indipendente e imparziale istituito per legge e la protezione dei diritti delle persone appartenenti a minoranze etniche e religiose, e lo invita a prendere le misure necessarie per impedire l’incarcerazione degli obiettori di coscienza.

(Omissis)